Serre, 6 dicembre 2012: fotocronaca della prima giornata del cineforum “Serre e le due Guerre Mondiali”
Siamo tra coloro che hanno sempre provato interesse per le vicende della Prima Guerra Mondiale così bene descritte in due grandi film “La grande guerra” di Mario Monicelli e “Orizzonti di gloria” di Stanley Kubrick. Abbiamo visitato il Sacrario militare di Redipuglia e quel che resta di alcune trincee in cui combatterono, e soffrirono, i nostri soldati tra i quali nostro nonno materno, uno dei “ragazzi del ’99” chiamati al fronte all’età di diciassette anni. Dalla sua viva voce abbiamo ascoltato più di una volta, e registrato anche, il racconto della sua esperienza di guerra notando una straordinaria coincidenza con gli episodi narrati nei film suddetti (e anche in un terzo, “Uomini contro” di Francesco Rosi). Confessiamo, quindi, di essere venuti al convegno organizzato e moderato da Vito Eliseo dell’Associazione “Le Serre” con piacere, certamente, ma con una po’ di sufficienza, convinti che non avrebbe aggiunto più di tanto a quanto già sapevamo. E invece… invece vedere scorrere sullo schermo nomi e cognomi familiari di ragazzi che, come è stato giustamente detto, furono mandati a combattere e morire a mille chilometri di distanza quando forse nella loro vita non avevano mai oltrepassato il Ponte sul Sele, ha fatto sì che guardassimo con rinnovato interesse, con una partecipazione ed anche con una emozione che non avremmo immaginato, il bel documentario che è stato proiettato. Merito anche della interessante e chiara relazione del professore Nicola Oddati che nel ripercorrere a grandi linee le vicende della Grande Guerra ha evidenziato come la sua conclusione non fu che il prologo della Seconda Guerra Mondiale. Un’annotazione. Sia nel filmato proiettato, sia nella relazione del professore Oddati si è ribadito quanto già ampiamente accertato: l’inefficienza dei vertici militari di allora e soprattutto la distanza tra i militari, allora quasi una casta, e il popolo sono state responsabili di centinaia di migliaia di morti e di indicibili sofferenze. Oggi questo non può avvenire perché i militari non solo non sono ovviamente una casta, ma intervengono spesso in missioni di pace e, soprattutto, in aiuto alle popolazioni colpite da calamità naturali: non sono un corpo estraneo al popolo italiano, ma ne sono parte integrante. La presenza al convegno del comandante del 131° Reggimento Carri di stanza a Persano, il Colonnello Raffaele Perrillo, è la testimonianza di questa integrazione. Un’ultima annotazione. Nella sala c’erano molte sedie vuote. Ci dispiace molto, soprattutto per chi non le ha occupate.
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