Ritorno a Persano…

Questa volta ci siamo tornati apposta. Non abbiamo approfittato di una ricorrenza o di una occasione particolare, ma siamo tornati per trascorrere una intera giornata nel suo… cuore, presso uno dei “baracconi” meglio conservati, quello di Felitto: siamo tornati a Persano! L’idea è nata dalla saggia follia del nostro presidente, Antonino Gallotta, e si è potuta realizzare grazie alla alla disponibilità dei Comandanti del Comprensorio militare e della caserma Ronga ai quali va tutta la nostra riconoscenza. Ma il grazie più sentito per come ci ha accolti, per non aver deluso le nostre aspettative, per le emozioni che ci ha fatto rivivere, va proprio a lui, al nostro Persano. Le informazioni che avevamo raccolto ci facevano temere che nel luogo prescelto per il pranzo a sacco, avremmo trovato ad accoglierci erbacce, rovi e una struttura cadente. Invece niente di tutto questo. Abbiamo trovato un capannone in condizioni decisamente migliori di quanto ci aspettassimo e che forse, con qualche piccolo intervento di ristrutturazione, potrebbe benissimo accogliere ancora più di un centinaio di cavalli. Quanto ai rovi e alle erbacce, come documentano le immagini, abbiamo tranquillamente pranzato sull’erba ed abbiamo potuto raggiungere comodamente le sponde dei fiumi Sele e Calore in due punti carichi di suggestione, di storia e di bellezza. Fisicamente eravamo poco più di una trentina di persone, perché l’evento non era stato volutamente pubblicizzato: oltre al fatto che non sapevamo cosa esattamente avremmo trovato, temevamo che un numero troppo alto di partecipanti potesse indurre le autorità militari a negare il permesso d’ingresso. Ma in queste trenta persone c’erano tre o forse quattro generazioni: dall’anziano, ma solo anagraficamente, perché giovanile nel fisico e nello spirito, Cosimo D’Orazio, ultimo capo razza di Persano, al bellissimo Lorenzo di otto mesi che in questo giorno ha ricevuto il suo “battesimo persanese”. Non a caso abbiamo usato il termine “fisicamente” riferendoci al numero dei partecipanti: in realtà eravamo molti di più. Ci hanno accompagnato in questo “Viaggio della memoria”, per citare una parte del titolo di un bel libro di Antonino Gallotta, quanti hanno vissuto a Persano. E non ci riferiamo solo ai nostri genitori, ai nostri nonni, a quanti cioè, non ci sono più, ma a tutti i persanesi sparsi in Italia e oltreconfine: anche “con” e “per” loro, abbiamo respirato il profumo dell’aria di Persano, ascoltato i suoi suoni, ci siamo lasciati abbagliare dalla bellezza delle sue distese di prati. Persano non ci ha deluso, non ci ha tradito. Persano sembrava aspettarci, come sembra aspettare che i cavalli tornino a galoppare sui suoi verdi pascoli. Persano ci fa ancora sognare, ci fa ancora sperare che questo sogno possa avverarsi.

SONY DSC

Il nostro presidente, Antonino Gallotta, ci ha inviato questo suo interessante commento della giornata

3 0 G I U G N O 2 0 1 3 a P e r s a n o.

Per una giornata intera il gruppo di persanonelcuore ha rivisitato alcuni luoghi cari alla memoria collettiva di coloro che ivi sono nati e in alcuni casi vissuti.

Il capannone Felitto, maestoso e strategico per avervi sempre ospitato fattrici e puledri maschi , dopo quarantuno anni conserva intatti gli anelli al muro, la mangiatoia in pietra lungo i lati principali, il tracciato centrale per lo scolo delle acque , i box riservati per i soggetti più bisognosi di cure, le due stanze col camino in uso al personale addetto .

L’ultimo che vi ha abitato per qualche anno , dopo l’ultima guerra, è stato Gennaro Iorio con la moglie Angelina e il figlio Gerardo , mio compagno di giochi in quel periodo. I prati intorno accoglievano i cavalli al pascolo, fortificando le membra nelle rincorse sino a lambire i filari del bosco, oltre il quale il fiume Calore impegnava le stagioni nell’effimero ripetersi dell’osmosi uomo, territorio, famiglia, cultura, valori escatologici, socialismo vero emanato dal mansionario che racchiudeva le regole civili dei codici leucianei.

Abbiamo sempre saputo , capìto e diffuso sin dalla giovane età che Persano era uno standard di qualità che con i suoi cavalli competeva con San Leucio per la seta. L’equazione ci riporta alle origini assemblando azioni e comportamenti sin da quando si iniziò a costruire la famiglia dei cavalli, nella scoperta del valore assoluto dell’ambiente umano e sociale addetto a questo programma.

Il cavallo di Persano non balla, non ha mai ballato, non si è mai fatto corrompere dai suoni delle cornamuse, e di conseguenza non ha mai partecipato alle canzonette della sagra del paese.

Le nostre donne hanno preparato il posto per il pranzo, a ridosso del capannone, tra i cespugli odorosi di malva e di menta selvatica. Il rituale antico emerge nell’affabulazione tra i partecipanti , mentre l’uomo di cavalli sente l’odore di fieno spinto dalla leggera brezza degli Alburni incontaminati. Alle nostre spalle da alcuni arbusti pende un frutto, la cosiddetta “ trigna “, scura e succosa quando è in piena maturazione, nutrimento occasionale nelle passeggiate nel bosco. A lato un enorme albero di fichi, già carico, ci mostra il prodotto nella dimensione naturale, con le foglie verdi senza parassiti. 

Dopo le 14,00 ci siamo inoltrati per il sentiero principale per andare al Calore , col sole a picco che non ci disturbava, per la corazza protettiva dei rami che a corolla hanno permesso la classica passeggiata di più di un chilometro. E’ lo stesso percorso dei butteri per giungere alla spiaggetta della Barra del Sacco che è stata immortalata in alcuni documentari LUCE, rigorosamente in bianco e nero. Abbiamo stigmatizzato il comportamento di alcuni presuntuosi incompetenti che hanno affermato che non esiste il cavallo Persano delle antiche foto e riprese in bianco e nero, ma soltanto il cavallo di oggi , a colori, pieno di influenze genetiche di altri riproduttori a noi sconosciuto e per niente aderente alle nostre valutazioni. 

Le linee genealogiche dei cavalli che il Dr. Alduino Ventimiglia possiede e cura sono la continuazione temporale del cavallo nato a Persano, dopo aver constatato il valore ermeneutico della genealogia delle fattrici , fissato nel corso dei secoli all’ombra dei capannoni capienti. 

A sera, sulla via del ritorno, non potevamo andar via senza affacciarci sulle sponde del fiume Sele. Nei pressi dell’antica Scafa, col sole al tramonto, le verdi acque ci hanno fornito uno spettacolo che altrove è quasi impossibile ritrarre. Il fiume scorreva lento, pacioso, quasi a volersi scusare che , giusto 65 anni fa, aveva rubato la vita di Gabriele Impemba , accorso alla chiamata del Senatore Farina per un intervento di natura veterinaria. Sceso in mezzo al fiume per aiutare il cavallo attaccato al biroccio incastratosi tra due grosse pietre, al contatto con l’acqua fredda, era svenuto e poi deceduto con le redini tra le mani.Al calar della sera i cefali rincorrevano i pesciolini , le anguille si nascondevano tra le pietre bianche e il bosco proiettava nell’acqua le sagome degli alberi , a beneficio della natura eterna e protettrice , che ci portava lentamente alla vicina uscita. 

Si torna a casa dopo aver trascorso una giornata in bella compagnia e nei luoghi a noi così cari. 

Fine

Author: Fausto Bolinesi

Share This Post On