Riflessioni sull’8 marzo
Testo di Alessandra Gallotta
Le donne di Persano non hanno mai dovuto lottare per far valere una parità di genere o un rispetto che, per altre, era difficile trovare prima di tutto nella propria famiglia. Le donne di Persano sono state sempre tenute in grande considerazione sia dai padri che dai fratelli che dai mariti. E noi, fin da bambini, abbiamo respirato quest’aria e siamo cresciuti in questa prospettiva. Le nostre madri erano si gli angeli del focolare, ma il loro ruolo è stato sempre di perfetta parità nella famiglia. I nostri padri, che io ricordi, non alzavano la voce con loro. Abbiamo avuto l’esempio di genitori che si confrontavano, che dialogavano, che si consultavano, pur nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Le nostre madri non “lavoravano”, ma sono state attente ed oculate amministratrici dei beni familiari. Il che ci ha permesso di studiare e di farci strada nella vita con le nostre sole forze. Ancora oggi le esperienze di amiche, le cui confidenze su violenze fisiche e verbali subite mi fanno pensare a come la nostra formazione sia stata diversa, mi ritrovo a dire a me stessa che il nostro piccolo mondo era sano: Che essere persanesi identifica un modo di essere, di pensare e di vivere, alla cui base c’era il rispetto e l’affetto, la condivisione di spazi fisici e mentali che escludevano qualunque forma di sottomissione o di dipendenza. Uguali eravamo e uguali siamo di fronte alla vita, alle sue gioie e ai suoi insulti, ed entrambi li affrontiamo come ci è stato insegnato dall’esempio dei nostri genitori.