Quella porta chiusa in faccia alla tenerezza
Abbiamo ricevuto una lettera che ci ha sorpreso e anche commosso. Una lettera bellissima scritta da chi, a conferma di quanto sosteniamo, pur non essendo nata né aver mai abitato a Persano, è “persanese” a tutti gli affetti. La pubblichiamo molto volentieri e ringraziamo Eugenia per averci reso partecipi di queste sue riflessioni.
Non posso fare a meno di riflettere sugli ultimi avvenimenti e constatare che qui si punisce la “tenerezza”.Ho sempre pensato che questo sentimento alberga in tutti.Io l’ho vista in faccia la tenerezza, l’ho vista anche nelle persone che hanno perso tutto, che si sono giocati tutto: amore, dignità, coscienza, rispetto; l’ho vista negli occhi degli ergastolani, i portatori di “fine pena: MAI” che conservano, nonostante tutto, la tenerezza, e questo ti fa amare ciò che … non potrebbe essere amato.In questi giorni non ho potuto fare a meno di considerare come un mondo che non colpisce la delinquenza, non colpisce la cattiveria né l’arroganza, né l’indifferenza e tanto meno l’immoralità, che passa sopra ad ogni sorta di storture e brutture, che giustifica, minimizza e tollera ogni crimine, colpevolizzi, anzi, minimizzi la “tenerezza”.Perché teneri sono questi miei amici così prostrati davanti ad una porta chiusa; teneri sono nel volere, di tanto in tanto, ritornare in quella che fu per anni la loro casa e dove hanno lasciato una parte di cuore.Non capisco perché tanto disprezzo per questi figli che si sentono ancora “persanesi”, nonostante decisioni indipendenti dalla loro volontà li abbiano allontanati dal luogo di origine, e tanta indifferenza per il fatto che potervi ritornare riesca ancora a stringerli in un abbraccio e partecipando ad una Santa Messa e percorrendo con occhi velati un tratto di quelle stradine dove erano le loro abitazioni e dove, bambini, un po’ limitati dalla tutela del luogo, vivevano legami più forti e sinceri. Perché tanto disprezzo per sentimenti e sensazioni mai sopiti. E’ molto frustrante sentirsi rifiutati, ma sentirsi rifiutati da chi dell’accoglienza dovrebbe aver fatto la propria missione di vita è profondamente destabilizzante. Non posso fare a meno di pensare, molto inadeguatamente, a Papa Francesco: “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio; custodiamoci gli uni gli altri accogliendo con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli”. Venire a Persano e alla Santa Messa è l’incontro con Dio, con la Madonna, ma anche “consolazione”. Noi portiamo i nostri ricordi, il nostro rimpianto e cerchiamo e speriamo di trovare tenerezza, perché ci sono distacchi che non si risolvono mai e che si cerca di alleviare con un abbraccio consolatorio che “scalda il cuore, risveglia la speranza, attira verso il bene”. Queste sono parole di Papa Francesco che della tenerezza ha fatto il suo messaggio centrale attraverso la parabola del Padre che abbraccia il figlio con tenerezza. Noi l’abbiamo cercata e continueremo a cercarla, la “tenerezza”, ma evidentemente c’è chi ha paura di lei e della “consolazione di Dio”; e mentre Papa Francesco ha infiniti gesti di tenerezza: scende dalla papamobile, avvicina, accarezza, scherza con i bambini, saluta e abbraccia i disabili, c’è chi la teme. Immagino il dolore che proverebbe papa Francesco se dovesse venire a conoscenza che vi sono dei pastori che ignorano completamente il suo messaggio, che non hanno memorizzato le sue parole, che non le traducono in azioni e che mancano completamente di “tenerezza”. Forse non sono titolata a sentirmi tanto coinvolta, inoltre non sono neanche “Persanese”, ma persone meravigliose mi hanno “adottata” ed io sento di manifestare così la mia vicinanza.
Eugenia Ferrara