Mard, cavallo Turcomanno
Testo di Antonino Gallotta
Una mattina di fine settembre 1991 , era un venerdì giorno di riposo dei musulmani (yomè), ho fatto conoscenza con Mard, giovane stallone Turcomanno , a Esfahan in Iran. Allora ero colà impegnato a collaborare con una Società italiana ad avviare uno stabilimento siderurgico a ciclo integrale sull’altopiano di Mobarakeh, regione di Esfahan. Parcheggiata la macchina , con i miei colleghi Enzo ed Elio mi sono avviato lungo lo stradone che costeggia il fiume Zayanderud, per la visita settimanale alla città di Esfahan. Nell’avvicinarci al ponte dei 33 archi (Si o Se Pol) per immetterci nella zona artistico-commerciale della città, allora circa 2 milioni di abitanti , il mio sguardo si è posato su un cavallo che si abbeverava al fiume, a pochi metri dalla riva. Era un maschio intero, modello scultoreo tutto costruito davanti, incollatura antica, alto circa 1 m. e 65 cm,senza ferri, leggermente cagnolo. Mi avvicino , con gli amici che si tengono a distanza. No mister, hasb (cavallo) na cashang (non ti conosce ), mi avvisa quello che si rivela il proprietario del cavallo. Col poco di frasi che avevo imparato gli chiesi quanto volesse per una passeggiata lungo il fiume. Bia ( vai ) se riesci a montare ci mettiamo d’accordo. Il cavallo intanto, come se avesse capito, si era messo in difesa sulle zampe posteriori. Era sellato alla moda del posto e non sembrava incline ad accettare l’uomo in groppa. In quel momento mi sono rifatto ad una esperienza vissuta a Persano , con un cavallo arabo donato dal Re Ibn Saud d’Arabia al Presidente Gronchi. Rham Rham era uno stallone baio scurissimo di rara bellezza, ma inavvicinabile (in apparenza). Si spaventava , si inalberava, temeva il contatto con l’uomo. Il segreto, insegnatomi dai butteri di Mena Nova, stava nel toccare la criniera e la zona del garrese. Si tranquillizzava all’istante e diventava un perfetto compagno di passeggiata. Così ho fatto con lo stallone persiano. Ho guadagnato la sua fiducia con una carezza, montandolo facilmente, e godendo della sua versatilità nelle andature orientali . In seguito ho addolcito momenti di asprezza con zuccherini e carote. Al proprietario , Mohammad, davo ogni volta 5 dollari , soprattutto per la biada al cavallo. Ho colto, senza avere spirito critico, l’opportunità di osservare da vicino alcune modalità di vita della Società iraniana, dall’impegno dei capi famiglia, delle donne , dell’organizzazione di tante persone lungo un corso d’acqua , dell’attenzione posta a facilitarne il quieto naturale percorso e del rispetto verso il cavallo. Al mattino, intorno alle 10, le famiglie , nel loro caratteristico abbigliamento , prendevano possesso dello spazio occorrente per trascorrere la giornata. Alcuni portavano il cavallo e si sistemavano in zona logistica adeguata. Preparavano il pranzo all’aperto con le cucine da campo , si disponevano a cerchio seduti a terra secondo i loro usi, rivolti al fiume, di cui mostravano grande rispetto ed orgoglio. A sera raccoglievano tutto, soprattutto i rifiuti, si disponevano alla preghiera serale rivolti al fiume, chiedendo al loro Dio di non far mai abbassare la portata .
Antonino Gallotta
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