La transumanza durata 38 anni
Puledri della Razza Governativa Persano
La partecipazione all’ultima Fiera Internazionale di Verona mi ha indotto a una serie di riflessioni. A cavallo, in perfetta tenuta da buttero maremmano, ho riconosciuto il mio amico Mauro. Montava una saura col vecchio marchio persano sulla coscia sinistra. Mi ha spiegato che stava in Fiera in quanto dipendente del Centro Militare Veterinario di Grosseto, assunto nel 1972, insieme ad altri giovani toscani, quando arrivò la mandria dei cavalli da Persano. Tornato a casa mia ho cercato e ritrovato, tra le mie numerose carte riferibili alla Razza Governativa di Persano, l’allegato documento che invito ad analizzare e a meditare. In sintesi il Ministro della Difesa dell’epoca, Mario Tanassi, da me sollecitato attraverso comuni amici, ad evitare il trasferimento dei cavalli da Persano a Grosseto, adducendo motivazioni tecniche e socio-economiche, risponde ufficialmente che il provvedimento del trasferimento è funzionale ad una sistemazione in ambito Difesa e per la impossibilità a reperire in loco personale qualificato da assumere. Tutto è stato possibile in Toscana, quando assunsero giovani di 20 anni , che di certo qualificati ancora non erano. Ciò significò, per le nostre comunità, la perdita di numerosi posti di lavoro con ricadute negative sull’indotto e la fine, a quella data, dell’allevamento statale del cavallo di qualità nella piana del Sele.Oggi che i discendenti di quei cavalli sono tornati a calpestare il suolo natìo, interpretiamo questa assenza lunga 38 anni, come un intervallo dovuto alla transumanza. Il 30 Settembre del 1972 salutammo Pietro, Rocco, Donatino, che accompagnavano all’uscita l’ultimo vagone di puledri in trasferimento per la Toscana. Immaginammo allora l’inizio della transumanza come la ciclica procedura in atto da secoli, che però aveva come variabile indipendente la non conoscenza della data di ritorno. Ma il nitrito di Picciotto, lo stallone sauro di 8 anni nato in Razza agli Spineti da madre grigia e padre sauro, imponendo la calma alle fattrici, preoccupate per i nati non ancora svezzati, emanava un messaggio onirico che segnava sì la partenza, ma nell’isteresi temporale raccomandava di saper attendere e rivelava che i suoi eredi sarebbero rientrati a Persano. La transumanza è lo spostamento degli animali dalla pianura alla montagna e viceversa in cerca degli erbaggi freschi. Nel Sito Reale di Persano questa pratica era in voga già da 1780, con la gestione del Re Borbone, che attribuiva alla permanenza dei cavalli sui pascoli montani qualità e benefici per la Razza. Ogni anno il branco delle fattrici da corpo, delle fattrici sterpe, dei puledri, partiva da maggio – giugno per le destinazioni di Lauropiano, Montenero, il vicino Scanno, l’altopiano dell’Aresta, in ultimo Mandranello di Padula. Questa pratica durava anche 6 mesi, con notevoli sacrifici da parte dei giumentari conduttori delle mandrie. Sino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso, gli eventi si sono susseguiti , rispettando i tempi delle stagioni, i ricambi generazionali, le vicende storiche. I cavalli partivano desiderosi e ritornavano sazi, con i mantelli vellutati, attori delle consuetudini secolari che plasmavano anche gli uomini, nell’abbrivio delle velleità sacrosante sancite dal piano operativo redatto dall’Associazione Persano nel cuore. Dobbiamo soprattutto il ritorno del nostro cavallo al Dr. Alduino di Ventimiglia Monteforte Lascaris, personaggio carismatico e salvatore della Razza. Difatti egli, soldato di leva in Cavalleria presso il Centro di Grosseto, notò che nella mandria un nucleo consistente di puledri si teneva a distanza dagli altri, non gradendo promiscuità e amicizia. Capì che erano cavalli importanti e ne comprò i migliori, appartenenti alle linee più prestigiose dell’antica Razza di Persano, riorganizzata con atto governativo nel 1900. Operando in sicurezza con i maschi dalla franca genealogia è riuscito a conservare circa 20 linee femminili, allevate nei suoi possedimenti. Comprendendo che il destino del cavallo Persano si completa nei luoghi di origine, coadiuvato sempre dall’Associazione dei nati a Persano , li ha riportati alla Barra del Sacco , sui terreni della famiglia del Dr. Antonio Di Feo. Quando si è aperto il portellone del Van il primo a scendere è stato un puledro intero di 2 anni, sauro con balzane. Lanciato in aria il nitrito di liberazione, ha restituito all’avo Picciotto , da cui proviene in linea femminile, il saluto del ritorno, dopo solo 38 anni.
Antonino Gallotta
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