La bellezza di Persano nel cuore di Melfi
Testo e foto di Fausto Bolinesi
La bellezza è stata la protagonista del convegno che si è svolto l’otto aprile a Melfi e moderato con la consueta bravura dal giornalista Antonio Manzo. La bellezza di una giornata primaverile e di una città che ha dato il benvenuto col suo aspetto migliore ai partecipanti ad un convegno che ha celebrato la bellezza del cavallo, la sua storia e la storia, che speriamo a lieto fine, del cavallo Persano. La bellezza delle autorità intervenute, intesa non come fatto estetico in riferimento alla pur elegante uniforme dell’arma dei carabinieri, ma alla presenza delle istituzioni a fianco dei cittadini che non vogliono perdere quel patrimonio di storia e, appunto, di bellezza, del quale è portatore il cavallo persano. La bellezza delle immagini in bianco e nero dei cavalli a galoppo nei prati di Persano e quelle a colori, resi sbiaditi ma più affascinanti dal tempo, della conquista delle medaglie d’oro e d’argento alle olimpiadi di Roma dei fratelli D’Inzeo. La bellezza di un gesto atletico dello stesso Piero D’Inzeo che, sfidando le leggi della fisica e forse andando oltre, riesce ad evitare una rovinosa caduta senza perdere la sua elegante compostezza di cavaliere. La bellezza della emozione, contagiosa, del figlio Giancarlo quando ha ricordato il suo periodo trascorso a Persano di giovane ufficiale. La bellezza delle relazioni di Alduino Ventimiglia, di Giuseppe Maresca e del nostro presidente Antonino Gallotta: scientificamente rigorose e al tempo stesso affascinanti. Tutti e tre i relatori meritano il plauso e il rispetto per quello che hanno fatto e stanno facendo, pur in ambiti e ruoli diversi: Giuseppe Maresca per il recupero del cavallo napoletano e Alduino Ventimiglia e Antonino Gallotta per il persano. La bellezza della musica nella stupenda voce di Antonella Tatulli e nella pulizia del suono della chitarra di Pietro Santarsiero: il duo ha letteralmente avvinto un pubblico che, dato l’argomento abbastanza tecnico del convegno, poteva anche non essere interessato. La bellezza del buffet, splendidamente preparato, che ha confermato in pieno le aspettative che l’occhio aveva creato quando il cibo è venuto a contatto con le papille gustative e la bellezza è diventata bontà. La bellezza dell’amicizia: quella antica, ritrovata e rinnovata di Luigi Gai, ragazzo a Persano, che ha rivisto, da Procuratore della Repubblica, i coetanei di allora. E quella nuova di chi, come Giuseppe Lomio, oltre al rispetto di cui già godeva, ha conquistato anche l’ammirazione dei nuovi amici di “Persano nel Cuore”per aver organizzato praticamente da solo un evento così importante e così ben riuscito. Ma c’è una bellezza, da cui scaturiscono tutte le altre, che è emersa dalle immagini e dai racconti. Una bellezza con un suo fascino, una sua magia, una sua storia: la bellezza di Persano.
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Ad integrazione di quanto sopra riportato, pubblichiamo i commenti che ci hanno inviato Antonino Gallotta, presidente di “Persano nel Cuore” e Giuseppe Lomio, nostro socio e vero artefice e organizzatore del convegno.
Ho consultato spesso i documenti racchiusi nei faldoni ben conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli e Salerno. In uno di essi ho trovato traccia della mandria cavallina dei Caracciolo di Torella e della fornitura che questi Principi fecero a beneficio di Carlo di Borbone. Negli atti letti risulta anche che il mio trisavolo Nunzio Tartaglia, giumentaro presso il Real Sito di Persano, in servizio dal 1740 al 1785, si recò con altri tre giumentari a rilevarla presso Castelluccio di Galdo. Erano venticinque fattrici e un”cavallo padre di manto baio spruzzato di bianco al piede dii dietro”. Leggendo la genealogia degli antichi stalloni, ho motivo di ritenere che lo stallone Baiardo abbia avuto origine da una fattrice di questa mandria. Noi Soci dell’Associazione “Persano nel cuore “avendo tra gli obiettivi quello di recuperare le tradizioni, abbiamo ritenuto di festeggiare, con un incontro organizzato, una giornata a Melfi, tenendo teso il cordone ombelicale lungo il quale si è sviluppato, anche con l’ausilio di filmati d’epoca, il ragionamento storico che ha impreziosito , alla presenza di personaggi delle istituzioni al massimo livello sia civile, sia militare, sia religioso, le circa tre ore del Convegno. Inoltre l’accoglienza e il tratto distinto dell’amicizia hanno permeato tutto il tempo trascorso insieme, con la collaborazione speciale di Professionisti persanesi e non, che abitano da lungo tempo in questa fetta della cara terra di Lucania.
Antonino Gallotta
CONVEGNO DI SABATO 8 APRILE 2017 A MELFI
Un sentito ringraziamento a tutte le autorità che sono state presenti e un saluto agli amici di Persano, della piana del Sele e agli amici di Melfi che sono intervenuti. Si è parlato del cavallo della Razza Governativa di Persano, denominazione riconosciuta a partire dall’Unità d’Italia. Dall’esordio della sua costituzione invece, era la Real Razza di Persano, voluta da Carlo di Borbone Re di Napoli e di Sicilia. Infatti il Re Carlo di Borbone per la formazione della futura Real Razza, ha in mente come modello il cavallo di bronzo ritrovato durante gli scavi di Ercolano, che egli stesso promosse in quel periodo. Era il cavallo di Stato sia durante il Regno di Napoli e di Sicilia che, dopo la restaurazione del 1815, come Regno delle Due Sicilie. Per molto tempo in Europa è stato il numero uno, ed ha contribuito alla formazione di altre razze. Stiamo parlando di una “opera d’arte vivente” e di una razza di cavalli “unica ed inimitabile”. “Un’opera d’arte vivente” rappresentata dall’armonia delle forme, dalla bellezza del portamento e dalla importanza delle masse; sono le caratteristiche principali che ancora oggi contraddistinguono questo pregevole cavallo. “Unica ed inimitabile” perché è il frutto di un equilibrio quasi perfetto. Infatti è il magnifico risultato fatto di storia, di sangue e di biodiversità, che infine ne attesta la tipicità. E’ stato un giorno di festa del cavallo, del cavallo della Razza Governativa di Persano che resta una “opera d’arte vivente”. Infatti rappresenta il sedimento del meraviglioso concetto, cioè quello di “ storicizzare il presente per attualizzare la storia”. A questo punto, mi piace ricordare il grande Piero d’Inzeo che, in una lettera esplicitamente afferma la sua riconoscenza al cavallo Pagoro, nato ed allevato a Persano. Insieme hanno rappresentato il binomio alle Olimpiadi Helsinki del 1952. Durante le manifestazioni che precedettero le Olimpiadi, a Velden in Austria, il cavallo che era alto al garrese solo 1 metro e 58 – condotto con sapienza, superò ostacoli di 1metro e 90. E’ la perfetta risultante di grande generosità e passione.
Giuseppe Lomio
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