L’amministrazione della Casina reale di Persano nel Settecento
Nel numero 188 di novembre 2011 de “Il Saggio” , il bel mensile di cultura edito dal centro Studi Storici di Eboli (www.ilsaggio.it), è stato pubblicato questo interessante articolo di Nadia Parlante che ci farà da guida alla visita al “Palazzo reale” di Persano il prossimo 8 dicembre. Crediamo che non ci sia occasione migliore di questa per riproporlo anche sul nostro sito ringraziando l’autrice per averne autorizzato la pubblicazione.
L’amministrazione della Casina reale di Persano nel Settecento
di Nadia Parlante
La tenuta di Persano era, com’è ben noto, una tra le cacce preferite da Ferdinando Borbone. Vi si recava ogni anno con regolarità, solitamente a dicembre, prima di Natale, o subito dopo Capodanno. Anche se la numerosissima corte vi soggiornava per periodi limitati, a causa scarsa salubrità dell’aria e delle comodità un po’ troppo spartane, la gestione di quel sito, impegnava quotidianamente decine di persone, senza contare i servitori, gli stallieri e i guardacaccia, che dovevano vigilare giorno e notte, e per tutto l’anno, sull’immenso bosco, sogno proibito dei bracconieri della zona. Un’apposita giunta si occupava della sua amministrazione economica e giuridica, ed è curioso apprendere che essa era “itinerante”.Si riuniva all’incirca ogni mese, a Persano d’inverno, quando l’aria lo consentiva, e nelle osterie la Taverna di Battipaglia e la Duchessa di Postiglione, in estate. E siccome i componenti della giunta risiedevano in luoghi assai lontani fra loro, i guardiacaccia, utilizzati come messaggeri, erano costretti a correre da un funzionario all’altro, galoppando senza sosta da Napoli a Vietri, Serre, Controne e Postiglione, recando missive e dispacci reali, in un via vai frenetico e dispendioso. I problemi da discutere non erano pochi. Gli animali della riserva che sconfinavano nelle terre provocando danni alle coltivazioni, le frequenti esondazioni del Sele, le incursioni dei bracconieri sempre più sfacciati. Non mancavano poi liti ed episodi a dir poco pittoreschi, che la Giunta si trovava a gestire, come ad esempio l’attentato idrico intentato nel 1778 dai postiglionesi a danno dei serresi, i quali videro intorbidirsi misteriosamente l’acqua che utilizzavano per il loro mulino, “con pericolo della salute”.1Anche le liti tra religiosi non erano infrequenti. I due cappellani regi di Persano, Don Domenico Focazio e Don Giacinto di Domenico, chiesero al Re di voler partecipare alle distribuzioni di rendite delle due chiese ricettizie di Postiglione, loro Patria, anche se svolgevano il loro servizio a Persano e per questo motivo, accesero una lunga disputa con il clero di Postiglione.2 Dal 1767, data in cui il re, sedicenne, era diventato maggiorenne, le sue visite a Persano con la corte si erano fatte più frequenti e il carico di lavoro per gli amministratori e il personale più oneroso. Michele Loffredo, che ricopriva l’incarico di tesoriere di Persano dal gennaio 1766, inoltrò una supplica al Re perché gli aumentasse lo stipendio di altri venti carlini al mese e gli concedesse anche gli arretrati.3 Anche il not. Francesco Passannante chiese un aumento al sovrano, per la cura che aveva ha delle “regali Stanze di Persano” e il suo stipendio da 15 carlini mensili passò a trenta.4L’amministrazione “volante” di Persano non era proprio quel che oggi si direbbe un’amministrazione virtuosa, sia in termini economici che produttivi. Se n’era accorto anche don Salvatore Caruso, consigliere delegato del real sito di Persano e con una lunga relazione, espose alla Giunta degli Allodiali, e per suo tramite, al Re, un piano per renderla più efficiente e operativa sul territorio, proponendo anche di trovarle una sede fissa più dignitosa di una “maccaroneria”, che individuò nell’antico castello di Campagna. Vale la pena leggere il documento, dal quale è possibile trarre uno spaccato inedito e curioso dell’amministrazione del real sito. «Nell’anno 1760 restò compiuto per la casa reale l’acquisto de’ Reali siti di Persano, Serre, Controne e Postiglione. Vi si creò un Intendente ed un Agente. Il primo fu il marchese Loffredo, il secondo Don Giovanni Domenico Piana. Mancato poi l’Intendente marchese Loffredo, fu destinato in luogo di lui l’ Agente Piana. Si eresse una Giunta per regolare l’economia e tutto l’interessante di detti Reali Siti. Questa nuova giunta è stata sempre volante e non mai ferma (…) né vi è luogo fisso, dove si tenga. Vien composta detta nuova Giunta dall’Intendente colonnello D. Tobia Longe, che d’inverno dimora in Persano, l’Està in Duchessa, dal caporuota di Salerno, oggi Pasquale Ferrigno, dal Fiscale, al presente residente in Postiglione, dal tesoriere Michele Loffredi, che tiene la sua casa in Vietri, presso la Cava. E questi vi hanno tutto il voto, come ministri dichiarati di essa giunta. Più vien composta dal Segretario, e Razionale Don Luca di Crescenzo, che dimora nel Real sito delle Serre, dove sta l’Archivio, e dall’Agrimensore Don Antonino Morcaldi che dimora or in Duchessa, or in Persano, oltre agli Erari de’ rispettivi feudi, e de Guardarobbe che sono dipendenti dalla stessa Giunta. Nei mesi d’inverno si unisce detta Giunta in Persano dove si spedisce per duo giorni o tre al più, atteso che i Ministri che intervengono, non vi tengono del comodo. Ne’ mesi di Està si tiene tal Giunta nell’Osteria di Battipaglia, tra Evoli e Salerno, dove rispettivamente si conducono, e uniscono i Ministri per poche ore e niente possono risolvere stante la vicendevole lontananza e l’aria cattiva che non fa pernottare. Sicchè questa Giunta si rende inoperosa, dispendiosa e inutile pel vantaggio di quei Reali interessi, perché non si risolvono a tempo dovuto gli affari, le urgenze e gli affitti (…). L’agente potrebbe con minor soldo ritrovare tra que’ civili ed abili dello Stato di Persano, perché sono esperti, e più versati nell’economia della quale si tratta, e con molto risparmio di soldi, com’anche delli docati 180 l’anno di viaggi. Si potrebbe anche il tesoriere eligerlo sempre fisso nello stato e non già fuor d’esso, al par che sempre pronto si ritrova il Segretario, e Razionale, così oltre al risparmio di tante spese e andirivieni (…)senza uscir dai siti reali(…). E a dar maggior comodo, rispetto e decoro ad essi reali Siti, e caccia di Persano, si potrebbe situar per presidio, quell’antico Castello, che ritrovasi nella vicina città di Campagna, il cui territorio va unito colle reali cacce, non frapponendo visi altro che il solo fiume Sele da capo a capo. Il riferito castello di Campagna è di considerabile antica struttura, situato sopra un monte fatto dalla Natura a guisa di piramide, che domina la città suddetta di Campagna, e con naturale architettura vien ad erigersi nell’abitato della medesima. Questo castello servir potrebbe da Presidio militare in servizio di Sua Maestà e per guarnigione delle mentovate Reali cacce. Vieppiù che la Provincia di Salerno, e per l’altre vicine Province, non si hanno presidi di sorta alcuni, perciò questo di Campagna si renderebbe comodissimo, ed espediente(…)» 51 Archivio di Stato di Napoli, da ora ASN, Casa Reale, Amministrazione generale de’ Siti Reali, Miscellanea di carte diverse, b. 1675, f. 27. L’evento viene così descritto nel dispaccio reale: “Restando inteso il Re con approvazione di quanto questo codesta giunta allodiale ha riferito di aver disposto in rapporto alle acque che nascendo dal tenimento del Postiglione, ed essendo censuate alla Camera delle Serre per animare un Mulino Fiscale, i Postiglionesi le intorbidavano con pericolo della salute de’ Naturali delle Serre, e ne minoravano la quantità. Palazzo, 24 settembre 1788”.
2 ASN, Casa Reale, Amministrazione generale de’ Siti Reali, cit., Dispacci Persano e terre annesse, b. 1675, f. 7, 29 settembre 1777.
3 ASN, Casa Reale, fondo cit., Dispacci Persano e terre annesse, b. 1675, f. 8, 6 agosto 1771.
4 ASN, Casa Reale, fondo cit., Dispacci Persano e terre annesse b. 1675, f. 9, 2 febbraio 1778.
5 Archivio di Stato di Napoli, Amministrazione generale de’ Siti Reali, Miscellanea di carte diverse, b. 1676, f. 1 segg., Piano rimesso alla Giunta degli Allodiali per parere con dispaccio de 14 marzo 1777.