Il racconto “Amicizia fra le fragole” di Antonino Gallotta primo classificato nella sezione Narrativa e Saggistica al “Premio Nazionale Paestum”
Testo e foto di Fausto Bolinesi
Il 21 dicembre 2014 il nostro presidente Antonino Gallotta è stato ancora premiato dall’ “Accademia Paestum” di Salerno in occasione della cinquantacinquesima edizione del “Premio Nazionale Paestum”, che si è svolta nella splendida cornice del Palazzo vanvitelliano a Mercato San Severino. Il racconto “Amicizia fra le fragole” ha vinto, infatti, il primo premio nella sezione Narrativa e Saggistica. Nella edizione del 2012 Antonino Gallotta aveva vinto il terzo premio con il racconto “Le scarpe con le centrelle”. La manifestazione è stata patrocinata dal Ministero dei beni e per le attività culturali, dalla Regione Campania, dalla Provincia di Salerno e dalla Città di Mercato San Severino. Al nostro presidente le congratulazioni e gli auguri di tutta l’Associazione per l’importante riconoscimento. Pubblichiamo questo fresco e delicato racconto in anteprima a beneficio di tutti, ma soprattutto dei “persanesi” che rivivranno un’epoca della loro vita nei loro ricordi o, se più giovani, rimpiangeranno un’epoca vissuta solo attraverso i racconti dei loro genitori o dei loro nonni.
Amicizia tra le fragole
Tutti i giorni la corriera militare partiva da Persano per accompagnare i ragazzi a scuola, a Eboli . La distanza è di circa 12 km e allora il mezzo militare impiegava una buona mezz’ora. Fu una novità quell’anno perché precedentemente il servizio scolastico era assolto da una carrozza trainata da due cavalli. Lo stesso percorso durava di più e con maggiore disagio. Ad esempio sulle salite si scendeva a terra per aiutare i cavalli ad avanzare. Il conducente era un vecchio cocchiere di casa Savoia, custode delle antiche carrozze del Real Sito, create dai calatafari del periodo aureo borbonico. Si era nel mese di maggio dei primi anni ‘ 50 e l’anno scolastico di 3° Media stava per terminare. Avevo studiato bene , con buon profitto , per cui avrei meritato la promessa di mio padre di partecipare in gruppo alla transumanza sulle montagne di Mandranello di Padula, alla ricerca dei pascoli freschi e delle acque pulite. Il branco di cavalli e buoi era pronto per la partenza prevista verso la metà di giugno. Già si vociferava che quella sarebbe stata l’ultima transumanza sugli Alburni conseguenza della perdita delle terre a favore dei contadini, che le reclamavano con forza, per risolvere problemi occupazionali, questione nazionale semi risolta con la famosa legge di Riforma Agraria. Alla partenza i sei butteri si predisposero ad avviare la mandria lungo i tornanti della statale del Vallo di Diano sostando solo a Galdo Cosentino, per l’abbeverata lungo il Tanagro. A me toccò il posto a “ cassetta “sul carro bagagli tra la scorta dei viveri per il personale , sufficienti per un mese , per poi attendere i nuovi rifornimenti. Nei percorsi in piano montavo a cavallo, una grigia paziente ma sempre all’erta, di nome Reziosa, bimeticcio orientale da Tancredi, stallone di punta dell’allevamento governativo della razza di Persano. La sosta notturna avveniva a Sala Consilina, nei locali dell’antica stazione di posta e cambio cavalli. Cena frugale e dormiveglia su una balla di fieno, sotto il cielo stellato delle terre amiche. Il giorno successivo , dopo aver percorso circa 110 km., l’arrivo nella vallata di Mandranello, con la visione dei paesini in festa attraversati , animati dalle donne in costume che facevano ala, trattenendo i bambini eccitati dal percorso rumoroso di tanti cavalli. In alcune contrade il passaggio degli animali era salutato da suonatori di strumenti paesani con motivi allegri e coinvolgenti. Giunti alla base si dava corso alla sistemazione logistica , provvedendo in particolare ad assicurare benefici alla mandria. Il mio tempo trascorreva con le passeggiate a cavallo e la lettura dei libri che avevo portato con me. Una mattina sono uscito dal casone con l’intenzione di raccogliere fragole lungo il viale che portava al cancello della tenuta. Da un punto lontano vedo arrivare una macchina, era una Balilla, ma non riuscii a riconoscerne gli occupanti. Feci presto ritorno, trattenendomi nella camera che occupavo con mio padre e mio zio, in attesa del pranzo che preparava con gusto il buttero Matteo. A un tratto ho sentito dei singhiozzi che provenivano dalla stanza accanto, che sapevo nella disponibilità del sottufficiale addetto alle matricole cavalli, giunto da poco in compagnia della figlia Margherita. In quel momento ho ricordato che a Persano, circa tre mesi prima, vi era stato un lutto molto sentito dalla piccola comunità. Margherita aveva perduto la madre per una grave malattia. La sera, al desco comune, il maresciallo mi chiese di raccogliere delle fragole per la figlia e al tempo stesso di farle un po’ di compagnia. Al mattino mi sono organizzato e sono partito per la zona boscosa dove speravo di trovarne. Nonostante l’impegno riuscii a raccoglierne soltanto un fondo di cestino, poche anzi pochissime. CorsI dai butteri e al primo che incontrai chiesi di indicarmi dove avrei potuto fare tante fragole. Antonio Albano sorridendo mi consigliò di seguire le fattrici con i puledrini che avessero le labbra rosse, colorate come il raro frutto. Il consiglio andò a buon fine. Complice il cestino di fragole, parlavo con piacere con Margherita che aveva le cadenze fiorentine delle parti di dove era nata. Mi raccontava della sua mamma, delle sofferenze, dell’angoscia che la prendeva, specie di sera, per la sua assenza. Non avendo esperienza, provavo ad incoraggiarla e le proponevo di vivere all’aperto. Iniziammo a trascorrere buona parte del tempo passeggiando per i sentieri alberati della vasta tenuta, ricca di oltre 400 ettari di terreno vario, circondati dalla catena dei monti Alburni. In mezzo alla mandria Margherita sorrideva, incantata ad osservare le evoluzioni dei puledrini, ricevendo messaggi di tranquillità dai silenzi montani, lontani dal primo centro abitato che distava oltre 10 km. Era evidente il sollievo al suo animo turbato. A fine luglio scadeva per entrambi la permanenza a Mandranello. Il giorno prima della partenza programmata abbiamo camminato più del solito, prendendo per il tratturo “ dei bovi “. In un punto coperto da alberi di alto fusto, con i raggi del sole impenetrabili a rischiarare il nostro percorso, Margherita ha stretto la mia mano, in segno di protezione. Alla fine ci siamo seduti su una panca di abete ad osservare i butteri in lontananza che sonnecchiavano sull’inforcatura della sella, mentre il mio cuore batteva veloce. Giura che mi sarai sempre amico, dice , con un sottile ago in mano, prendendomi il dito medio della mano sinistra. Ho lasciato fare, ha bucato il mio polpastrello e lo ha avvicinato al suo, che aveva già la goccia di sangue sospesa. Patto forte che stava a significare l’impegno a rispettare una salda amicizia nata sui monti del Vallo di Diano nel contesto di un inconsolabile dolore famigliare. Tornati a Persano, risucchiati dalla quotidianità ricca di fermenti giovanili, l’ho rivista poche volte. Il torrente della vita origina canali diversi. Molto tempo dopo l’ho saputa in America ad insegnare lettere italiane in una prestigiosa Università. A me è rimasta nel tempo la presunzione di aver contribuito, in un momento delicato, con le poche risorse della mia età , a farle ritrovare un po’ di pace e serenità.
Antonino Gallotta
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