Gli infiniti confini di Persano
Testo e foto di Fausto Bolinesi
Quando si è a Persano, si può fare anche a meno dell’esortazione a scambiarsi il segno della pace durante una funzione religiosa, perché la pace, quella interiore e quella rivolta al prossimo, la infonde comunque questo posto magico che, non a caso, portiamo nel cuore. E la magia si è ripetuta domenica cinque luglio quando, in occasione della ricorrenza della festa della Madonna delle Grazie, abbiamo vissuto un pomeriggio ed una serata indimenticabili. La corte dei Borbone è tornata ad abitare nel Palazzo reale e ci siamo immersi nella vita quotidiana dell’epoca grazie al racconto scientificamente rigoroso ma piacevole all’ascolto della nostra socia onoraria Nadia Parlante. Nadia, d’altra parte, già in altre analoghe occasioni ha dato prova della sua bravura come storico dell’arte oltre che dimostrare il suo talento come scrittrice di gioielli di narrativa come i due volumi di “Antologia dei racconti cilentani”. A farci capire come fosse colta, nobile e ricca di cultura e di storia la musica popolare, e non sembri una contraddizione in termini, ci ha pensato il gruppo musicale che ha conferito una eleganza, è il caso di dire, regale, alle canzoni popolari proposte ad un pubblico attento. Ci ha colpito, infatti, il silenzio che ha accompagnato l’esibizione del gruppo: perfino le rondini, pur continuando a volteggiare, sembrava che avessero smesso di garrire. Un’atmosfera veramente magica che abbiamo potuto godere grazie alla disponibilità del comandante della caserma, il colonnello Carmine Ferrante, che ringraziamo ancora una volta, e alla professionalità, cortese e rassicurante del personale militare addetto al controllo. Questo intelligente “aprire” il Palazzo reale di Persano, pur essendo all’interno di una caserma militare, avvicina il mondo della cosiddetta società civile a quello dei militari e non può che giovare a entrambi. Sappiamo anche che la nostra causa è stata sempre perorata da un altro ufficiale, il colonnello Maurizio Isacco, che pur non prestando servizio a Persano, figlio di persanesi di nascita e di adozione, si sente persanese a tutti gli effetti. Anche a lui il nostro più sincero ringraziamento e l’invito a continuare a starci vicino. Noi abbiamo l’incorreggibile difetto di essere legati a questo luogo che amiamo, che è parte di noi stessi, e che vogliamo salvaguardare e far conoscere anche ad altre persone. L’esperienza, infatti, ci dice che chi lo conosce, ancora oggi, ne resta affascinato e piano piano comincia a sentirsi persanese pur abitando lontano, magari a centinaia se non a migliaia di chilometri. Dunque una serata meravigliosa, intensa, con momenti di vera commozione quando abbiamo rivisto vecchi persanesi per l’occasione tornati anche da altre regioni e momenti di vera gioia quando abbiamo salutato nuovi amici che tornavano alle proprie case in città lontane. Gioia perché sappiamo che portano anche loro, magari senza ancora esserne pienamente consapevoli, un po’ di Persano nel loro cuore. Persano, dunque, non si sta spopolando, non sta morendo. Sta semplicemente allargando i suoi confini.
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