Ferdinando IV e Francesco Celebrano nel Sito Reale di Persano
Di Giovanni Pisano
Il pittore e scultore Francesco Celebrano nacque a Napoli nel 1729 e ivi morì il 22 giugno 1814. Seguace di Francesco De Mura e allievo del vecchio Solimena, lavorò più volte al servizio della corte borbonica nella Reggia di Caserta e nella reale tenuta di caccia di Persano. Gaetano Filangieri (1752-1788) riporta che Celebrano dipinse episodi di cacce reali nella galleria del palazzo reale di Persano¹. Come pittore di camera del re verrà incaricato delle decorazioni di alcuni dei casini reali, a Venafro e Persano. Già nel 1766 era stabilmente al servizio di Ferdinando IV e due anni dopo, in occasione delle sue nozze, progettò carri allegorici. Fu direttore dei Modellatori della Real Fabbrica di porcellane di Capodimonte, fu anche Maestro delle Reali Artiglierie e del Genio, nonché pittore di famiglia del Re Ferdinando IV di Borbone e autore di una vasta produzione presepiale.
Questo articolo tratta di due opere dell’artista:
- Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, olio su tela, 158x259cm, Napoli, Museo di San Martino (foto 1);
- Maria Carolina di Borbone alla caccia del cinghiale, olio su tela, 121x154cm, Madrid, Museo del Prado (foto 2).
La prima tela con Ferdinando IV su un cavallo bianco e la seconda con la regina Maria Carolina nella carrozza con il suo seguito.
Nel 1976 Giancarlo Alisio in Siti Reali dei Borbone riportava che la tela della foto 1 era denominata M. Foschini, caccia al cinghiale di Ferdinando IV, Napoli, museo di Capodimonte. In quel periodo la tela era a Capodimonte ed era stata attribuita al pittore Michele Foschini, nato a Guardia Sanframondi nel 1711. La sua attività di pittore, tra l’altro, era volta a riprendere le manifestazioni ufficiali della corte borbonica.
Secondo Nicola Spinosa le due tele sono state dipinte da Francesco Celebrano in pendant, negli anni Settanta inoltrati del XVIII secolo, in quanto presentano un’armonica o simmetrica corrispondenza.
Le due tele hanno molto in comune:
- la scena di caccia al cinghiale in primo piano e sullo sfondo i monti, che paiono appena abbozzati forse coperti da una fine nebbia;
- il cavallo imbizzarrito che disarciona il cavaliere e lo lascia a terra ferito, correndo verso la selva;
- dietro il cavaliere disarcionato, un cavaliere incita gli altri a rincorrere i cinghiali;
- il cavaliere visto di spalle con il vestito rosso sul cavallo nero;
- scena di caccia ricca di personaggi raffigurati con colori vivaci e dovizia di particolari;
- cani in gran numero che inseguono i cinghiali e tanti contadini che tengono a freno i loro cani pronti a rincorrere la preda;
- la caccia grossa al cinghiale è rappresentata al modo di Pallieser, la caccia equestre a inseguimento con quattro cavalieri al galoppo armati di lancia e preceduti dalla muta di cani all’inseguimento del cinghiale che veniva spinto nella trappola².
La pratica della caccia aveva nella mentalità dell’epoca un valore storico analogo a quello delle antiche res gestae riportate nelle Cronache delle vite dei re. La caccia grossa è un esercizio corporale che per i re e i principi è più importante di qualsiasi altra cosa. La caccia è un ritratto della guerra. La passione per la caccia di Ferdinando IV era espressione tangibile delle deliciae principis a scapito della felicitas populi imposta dal re. La caccia del re non rappresenta solo una forma personale di deliciae principis ma deve essere vista come atto di legittimazione di un codice principesco radicato nella tradizione. L’allevamento di cavalli e di cani di razza era uno status symbol della nobiltà. Le cacce reali rappresentavano anche un cospicuo provento per il Sito Reale di Persano formato dai comuni di Serre, Postiglione e Controne. A ricordarlo è Antonio Maria Fragetti (1858-1927), nipote di Giuseppe Fragetti (1756-1815) di Postiglione, medico per circa 30 anni del Real Sito di Persano, regnante Ferdinando IV. Nella memoria popolare è ricordato come medico dei Reali. Antonio Maria Fragetti nelle sue memorie scriveva: Tra tutti i preparamenti però più quello che metteva pensiero di fare attuare si era di scrivere ai sindaci e governatori dei tre paesi del Sito reale: Serre, Postiglione e Controne, di nominare i regii canettieri. Questa carica consisteva in nominare delle persone, a cui davasi un tanto al giorno dalle tre università o regie Terre, anzi dette, perché dovevano aver cura di raccogliere e menare a Persano quanti più cani avessero potuto trovare. Erano così destri quei regi canettieri in acchiappare i cani, in ammansirli, ligarli e condurli con esso loro, che pare cosa incredibile. Nessuno trovava difficoltà nel dare il proprio cane al sentire il nome del re: anzi gli stessi padroni di quei cani amari e feroci avevano l’obbligo di condurli essi stessi. Cotanto straordinario numero di cani – alle volte – perfino a 300³…
La caccia grossa alla Pallieser si praticava nei siti reali ove vi erano molti cinghiali, daini, caprii, cervi. La caccia al cinghiale che si svolgeva a Persano è menzionata in diverse lettere che Vanvitelli scriveva al fratello Urbano e anche da altri personaggi.
Vanvitelli, durante la sua permanenza a Persano dice: Il Re dunque à fatto oggi 47 cinghiali, 8 caprii, una gran cerva cornuta; per parte sua à ammazzato 19 cinghiali e una volpe4.
Non è casuale che l’Inverno (foto 3), l’ultimo dipinto del Ciclo delle quattro stagioni, l’opera più importante di Hackert, rappresenti Persano con lo sfondo degli Alburni innevati. Questa tela è un omaggio alla caccia, ritrae la cacciagione divisa in tre mucchi: nel primo i cinghiali, nel secondo i cervi, nel terzo i daini.
E’ noto che per lo spostamento e la permanenza del re e del suo numeroso seguito, circa 1500 persone, occorrevano strade comode e spaziose. E specialmente a Persano, ove si cacciava d’inverno, le cacce reali, come riferisce Hamilton, erano spedizioni quasi militari. Compiacendosene, spiegava al nipote: … vi sono giorni in cui abbiamo nella macchia non meno di mille uomini e ottocento cani, e s’adoprano tamburi, corni e granate per snidare i cinghiali dalle loro impenetrabili tane …
Vanvitelli dice: Il Re uccise 21 cinghiali e 3 caprii. A Persano c’è pure il Marchese Tanucci, che il 20 dicembre 1757 scriveva all’amico Viviani: Siamo in Persano e troviamo cinghiali infiniti. Il Re ha voluto ch’io vada a caccia con lui. E’ un bosco più vasto di quello di San Rossore; pieno d’acque come quello, e tra due fiumi e il mare5…
Persano era uno dei siti reali ove la selvaggina abbondava ed in particolare i cinghiali. In questo sito la selvaggina veniva menata nelle sei mene nominate e rappresentate nella Pianta del R. Bosco di Persano coll’indicazione delle sei mene stabilite da S.M. (D.G.) in aprile del corrente anno per la caccia de’ Cinghiali del venturo anno 1825 (foto 4). La caccia è quella del 1825 mentre la pianta è del 18246, l’anno precedente.
Le mene, riportate sulla pianta, erano dei territori recintati, ove si menavano o si spingevano avanti le bestie o è più giusto dire che qui veniva tenuta la selvaggina per essere cacciata al momento dovuto. In ogni mena il re teneva una posta e un’altra di emergenza, nel caso in cui il vento fosse sfavorevole. La posta del Re era situata in un angolo a cul de sac7.
Prima con i re Borbone e poi con la Scuola politecnica e militare di Gioacchino Murat, la cartografia del regno ebbe un grande sviluppo. Durante quel periodo vennero realizzate, per uso di caccia, tra le tante piante topografiche, anche quella della Real Caccia di Vespariello e Canneto del 1752-578 e quella di Persano e Difesa Scanno del 18249.
Confinanti con Persano, Casa Reale aveva diversi territori in fitto o di proprietà: Panno e Difesa de’ Preti nel comune di Serre, Difesa Scanno nel comune di Altavilla Silentina, Vespariello e Canneto e il Real Bosco di Lago Rosso (foto 8-9) nel comune di Postiglione. Insieme formavano un territorio adibito alla caccia di circa 6.500 ettari, pari a 65 kmq, mentre il Sito Reale di Persano, formato da Serre, Postiglione e Controne, esteso 121kmq, rappresentava il sito reale tra i più vasti del Regno. La località Panno di Serre è ancora oggi delimitata da cippi confinari lapidei con incisa la scritta C.R., appunto Casa Reale (foto 5). Sulla pianta (foto 6) è riportata la strada che da Altavilla viene al Real Bosco di Lago Rosso.
I luoghi ove sono state realizzate le due tele sono ancora sconosciuti, scoprirli è il compito che mi sono assegnato.
I luoghi rappresentati nelle due tele sono individuabili solo ricercando nel paesaggio naturale della tela i monti che hanno i lineamenti tracciati dal pittore e non attraverso la scena di caccia che ritengo sia di fantasia.
Osservando i monti che circondano la Piana del Sele, territorio ove si trova Persano, ho notato che nella catena dei monti Picentini vi sono tre vette allineate (foto 7), simili a quelle raffigurate da Celebrano.
La vetta più vicina al pittore è Monte Croce ed è alta 1112m, la seconda Fili della Croce è di 1064m e la terza Pizzo Corno è di 1094m; tutte e tre fanno parte dei Monti Picentini e si trovano nel comune di Campagna (foto 9).
Dai fogli 468 Sez. II, III e IV della Carta d’Italia IGM in scala 1:25.000 del 1995, risulta che nel comune di Postiglione vi è la località Lago Rosso (foto 9) e non vi è più il Bosco di Lago Rosso, che invece è raffigurato sulla tavolozza 19 incisa da Giuseppe Guerra nel 1809. Su quest’ultima vi è la strada che da Salerno-Battipaglia-Eboli passava proprio per il Bosco di Lago Rosso (foto 8), una volta luogo di caccia dei re Borbone.
I rapporti di caccia fra il 1760 ed il 1773 ci informano che quella del primo maggio del 1760 si svolse nelle riserve di Lago Rosso, Difesa de’ Presti e del Vespariello10.
Le cacce ripresero il 6 gennaio 1780 e durarono ininterrottamente fino al 17 gennaio. Di queste giornate, vale la pena menzionare la battuta di caccia del 9 gennaio a Lago Rosso, per il numero dei cacciatori e la quantità di capi uccisi che compresero ben 20 cinghiali, 50 scrofe, 9 caprie (capre), 3 daini e 6 volpi11.
Il periodo 1760-80 durante il quale si svolsero le cacce a Lago Rosso corrisponde a quanto afferma Spinosa, il quale sostiene che le due tele siano state dipinte negli anni Settanta inoltrati del XVIII secolo.
Quindi, tornando alla foto 1, per l’abbigliamento decisamente invernale indossato dai personaggi, per la stagione invernale durante la quale la corte veniva a Persano, per la caccia alla Pallieser che si praticava anche a Persano, per la presenza di cinghiali infiniti, per le tre vette allineate, per l’affermazione del Filangieri che così recitava: il Celebrano dipinse episodi di cacce reali nella galleria del palazzo reale di Persano, per il fatto che Lago Rosso è stato Sito di Caccia Reale dei Borbone, sostengo che il punto di vista della tela Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, era nel Real Bosco di Lago Rosso (foto 7) nel comune di Postiglione. Attualmente la località si chiama semplicemente Lago Rosso in quanto il bosco non c’è più.
Circa il paesaggio raffigurato nella tela Maria Carolina di Borbone alla caccia al cinghiale, affermo che non appartiene al territorio della Piana del Sele e pertanto è da ricercare altrove.
Foto 1 – Francesco Celebrano, Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, olio su tela, 158x259cm, Napoli, Museo di San Martino |
Foto 2 – Francesco Celebrano, Maria Carolina di Borbone alla caccia del cinghiale, olio su tela, 121x154cm, Madrid, Museo del Prado |
Foto 3 – J. P. Hackert, Inverno, Caccia nella riserva di Persano e vista sugli Alburni, 97,9×64,7cm, 1784/85, Museo Nazionale Norimberga |
Foto 4 – Pianta del R. Bosco di Persano coll’indicazione delle sei mene stabilite da S.M. (D.G.) in aprile del corrente anno per la caccia de’ Cinghiali del venturo anno 1825, 64x46cm, Biblioteca Nazionale Napoli |
E’ la prima volta che nella cartografia borbonica, insieme al territorio di Persano, compare anche quello di Difesa Scanno, attuale Borgo Carillia |
Foto 5 – Cippo confinario lapideo in contrada Panno di Serre (C.R. Casa Reale) |
Fonte: foto dell’autore |
Foto 6 – Pianta del R° Bosco e Casino di Persano, la cui estenzione e circuito viene dimostrato a color giallo, 39x27cm, Biblioteca Nazionale Napoli |
A destra della pianta vi è la strada che da Altavilla viene al Real Bosco di Lago Rosso che incrocia la via che conduce nelle Calabrie |
Foto 7 – Le tre cime allineate dei Monti Picentini nel comune di Campagna viste da Lago Rosso di Postiglione |
Fonte: foto dell’autore. La vetta più vicina al pittore è Monte Croce 1112m, la seconda Fili della Croce 1064m e la terza Pizzo Corno 1094m |
Foto 8 – Tavolozza n.19 incisa da Giuseppe Guerra nel 1809 |
Fonte: Elaborazione dell’Autore Cerchio tratteggiato: Bosco di Lago Rosso |
Foto 9 – Fogli 468 sezioni II, III e IV della Carta d’Italia IGM 1:25.0000 del 1995 |
Fonte: Elaborazione dell’AutoreCerchio tratteggiato: Località Lago Rosso nel comune di PostiglioneRettangolo tratteggiato: Monte Croce 1112m, Fili della Croce 1064m e Pizzo Corno 1094m |
Note
1 – Giancarlo Alisio, Siti Reali dei Borboni, Officina Edizioni, Roma 1976, p.86;
2 – Thomas Weidner, J. P. Hackert Paesaggi del Regno, Artemide Edizioni, Caserta 1997, p.40;
3 – Il Postiglione n.8 dicembre 1997, pp.8-9 e Il Postiglione n.21 luglio 2009, pp.34-35;
4 – Franco Strazzullo, Le lettere di Luigi Vanvitelli, Congedo Editore, Vol. II, lettera del 06.12.1757, pp.149-150;
5 – Franco Strazzullo, op. cit., lettera del 13.12.1757, pp.151-152;
6 e 9 – G. e S. Pisano, Vanvitelli e Hackert a Persano con i Borbone, Ed. Habitat, Eboli 2010, p.67 foto 11;
7 e 8 – G. e S. Pisano, op. cit., p.70.
10 – Angela De Sario, La Regia Caccia di Torre Guevara nel Settecento, Fondazione Banca del Monte, Domenico Siniscalco Ceci, Foggia 2008, p.80;
11 – Nadia Parlante, Corte borbonica e Real Caccia di Persano, Centro Culturale Studi Storici, Santa Maria di Castellabate 2018, pp.120-121.
Foto
01 – Francesco Celebrano, Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, olio su tela, 158x259cm, Napoli, Museo di San Martino;
02 – Francesco Celebrano, Maria Carolina di Borbone alla caccia del cinghiale, olio su tela, 121x154cm, Madrid, Museo del Prado;
03 – J. P. Hackert, Inverno, Caccia nella riserva di Persano e vista sugli Alburni, 97,9×64,7cm, 1784/85, Museo Nazionale Norimberga;
04 – Pianta del R. Bosco di Persano coll’indicazione delle sei mene stabilite da S.M. (D.G.) in aprile del corrente anno per la caccia de’ Cinghiali del venturo anno 1825, 64x46cm, Biblioteca Nazionale Napoli;
05 – Cippo confinario lapideo in contrada Panno di Serre (C.R. Casa Reale);
06 – Pianta del R° Bosco e Casino di Persano, la cui estenzione e circuito viene dimostrato a color giallo, 39x27cm, Biblioteca Nazionale Napoli;
07 – Le tre cime allineate dei Monti Picentini nel comune di Campagna viste da Lago Rosso di Postiglione;
08 – Tavolozza n.19 incisa da Giuseppe Guerra nel 1809;
09 – Fogli 468 sezioni II, III e IV della Carta d’Italia IGM 1:25.0000 del 1995.
Serre, lì dicembre 2022 arch. Giovanni Pisano