Dalla Grecia… la storia di un cavallo Reale!
Nel novembre 2010 “Persano nel Cuore” ha partecipato ufficialmente a “Fieracavalli” (vedi), la manifestazione internazionale sul mondo equestre che si tiene annualmente a Verona. Tra i tanti contatti che in quella circostanza i nostri rappresentanti hanno avuto, c’è stato anche l’incontro con Teodoro Sdroulias, un giornalista greco che è rimasto evidentemente colpito dalla storia del cavallo Persano. Tanto da scrivere un articolo su una rivista che ci ha poi inviato, accompagnandola con un biglietto in cui, tra l’altro, scrive testualmente: “Ho fatto una presentazione del vostro cavallo perché considero che è veramente un cavallo reale… per me sarà un onore al livello giornalistico di presentarlo in tutto il mondo “. Riproduciamo la copertina del periodico illustrato e l’articolo con la sua traduzione in italiano.
La storia di un cavallo reale
La storia coinvolgente di un cavallo: dalle stalle reali al grande aviatore Baracca ed in seguito alla Ferrari. L’aviatore Baracca “innamorato” del cavallo, lo mise come emblema sul suo aeroplano. La madre di Baracca conobbe Enzo Ferrari e gli chiese di porre il cavallo come emblema sulla sua macchina per ricordare la memoria del figlio, come poi avvenne. Il Persano divenne simbolo della storia italiana. La razza reale Persano è una razza che iniziò dalle stalle reali delle Due Sicilie. Sembra che il re spagnolo Carlo III nel 1763 conoscesse le qualità di questo cavallo e fosse riuscito a portarne parecchi in Spagna per incrociarli con alcune cavalle spagnole. Nel 1874 le stalle di Persano vennero chiuse e il numero dei cavalli diminuì drammaticamente. Nel 1900 il governo decise di ricostituire la razza, sapendo che il re Vittorio Emanuele aveva nella sua reggia cavalli di questa razza di cui si conoscevano le qualità di questo cavallo, tanto è vero che prese parte a numerose battaglie arrivando fino in Russia. Si è sempre dimostrato cavallo di elevate caratteristiche tecniche e non è un caso che primeggiò nell’ippica come il cavallo migliore. Dopo la seconda guerra mondiale si salvarono 245 cavalli di questa razza e vennero assegnati tra le file dell’Esercito a Grosseto. Un certo numero passò in mani private. “Tuttavia” alla fine si è assistito ad un grande tentativo per salvarli. A luglio 2010 il cavallo è ritornato a Persano e a Novembre 2010 ha fatto la sua apparizione alla mostra di Verona. Noi abbiamo avuto il piacere e l’onore di parlare con i proprietari e di conoscere questa grande storia.
(Traduzione a cura di Danilo Cuoco)
A proposito di “cavallo Reale”, riportiamo un articolo del nostro presidente Antonino Gallotta, già pubblicato su”Il Giornale di Budapest”
Quando, con atto n° 121 del Giornale Militare del 1900, fu ricostituita la Razza Governativa di Persano, antico Sito Reale Borbonico in provincia di Salerno, alla dirigenza militare si presentò il problema della scelta dei riproduttori di qualità, al fine di ottenere l’equide giusto al fabbisogno della nazione. La commissione preposta ad individuare sul mercato i soggetti confacenti, scoprì ai confini con l’Austria alcuni prodotti nati a Babolna, fra i quali Dsingiskan, stallone a 3/4 di sangue orientale, di impronta shagya, e fattrici del tipo Mersuck, dalla forte intelaiatura scheletrica, sostenuta da robusti fasci muscolari. Il razzatore Dsingiskan, discendente diretto del capostipite O’Bayan e di una fattrice indigena ungherese di antica stirpe , fu padre di numerosa prole. I nati da questa linea di sangue si sono distinti nelle pratiche sportive e nell’assolvere l’impegno presso i reggimenti ippomontati , con i soldati di leva, gli ufficiali e sottufficiali in servizio permanente effettivo. Da questa fonte genetica Persano ha ricavato i migliori esemplari, fra i quali Mago e Farfallino, ancora presenti nei tratti salienti in alcuni prodotti in allevamento. Una commissione tecnico-politica, guidata dal Ministro dell’Agricoltura Tassinari, negli anni ’30, concluse contratti vantaggiosi, sia per l’Italia che per l’Ungheria. Furono portati a termine anche accordi in merito alla disponibilità italiana ad accogliere ufficiali di cavalleria ungheresi , desiderosi di frequentare la Scuola Speciale di Pinerolo, ove il nostro Capitano Federigo Caprilli aveva ideato un nuovo sistema di equitazione naturale, che riguardava sopratutto i militari , a tutti i livelli , in grado di sviluppare a cavallo atteggiamenti redditizi , tenendo conto della preparazione degli effettivi da impiegare su terreni vari, a volte sconosciuti. In quegli anni frequentarono l’Accademia di cavalleria circa 150 ufficiali provenienti da 33 nazioni. Ancora oggi il metodo Caprilli è riconosciuto ikl più valido, basato su una istruzione che pone il cavaliere intelligente a supportare le caratteristiche del cavallo, superando l’incompatibilità assiomatica insita nella equitazione classica di un tempo. Interprete eccezionale fu un ufficiale ungherese, Bartalan de Nemety, nativo di Gyor, in seguito istruttore negli Stati Uniti di vaste schiere di cavalieri di concorso ippico, impegnati alle Olimpiadi e ai Campionati del Mondo. La presenza degli italiani nell’ambiente ungherese ha contribuito a facilitare l’approccio verso il delicato equilibrio della espansione dello sport ippico internazionale, pur in presenza di moduli di contrasto per le caratteristiche dei popoli e culture differenti. La collaborazione tra i tecnici dei due paesi si estese anche nella valutazione delle performances funzionali dei riproduttori, in grado di identificare la loro potenza ereditaria. Il tipo Shagya per l’elegante e distinta conformazione della struttura produce equidi versati sia per l’uso a tiro rapido leggero per l’artiglieria che per la sella , a beneficio dei lancieri. Il Mersuck veloce e resistente ha contribuito nel tempo, su alcune linee della razza di Persano, a fissare omogeneità morfologiche e larghi diametri. I cavalli della pusta, avvantaggiati dalla vita allo stato brado, hanno permesso agli atleti ungheresi di raggiungere risultati lusinghieri, in particolare quando essi si giovarono delle esecuzioni loro insegnate a Pinerolo e Tor di Quinto, le nostre Scuole di equitazione. Gli ufficiali ungheresi furono i migliori allievi stranieri , in possesso di senso del cavallo non comune. Anche lo stile di cavalcare delle amazzoni era motivo di meraviglia, in particolare quando gareggiava la Baronessa Dieda Berg che dava del filo da torcere alla nostra Duchessa di Morignano allora in auge come migliore interprete della tecnica del salto a mostacoli con la sella ad inforcatura laterale, tipica delle amazzoni di rango. In quegli anni richiamati prima esisteva in Budapest ” L’Hungarian Polopony Association” che aveva l’attenzione dei migliori giocatori europei di Polo, che venivano a visitare e a scegliere i migliori soggetti allevati dal Regio Governo Ungherese. Alcune puntate erano riservate all’allevamento di Kisber, organizzato da un elegante stuolo di Signore, e alla pusta di Mezòhegyes, ove vi erano concentrati soggetti di superiore qualità provenienti dalla Germania, dalla Moldavia, dalla Croazia, dal Mecklemburg, dalla Spagna e dal Napoletano. Nei periodi di massima produzione vi lavoravano 800 individui, distinti nelle diverse mansioni. I cavalli maschi , non adibiti alla riproduzione, venivano assoggettati alla castrazione, al taglio della coda ed al marchio, nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge. In occasione della visita che facemmo a Babolna circa 3 anni fa, avemmo modo di ammirare il gruppo di stalloni, circa 70, ultimi rappresentanti del sangue pregiato di antiche razze, che hanno dato lustro all’epoca d’oro della cavalleria. Le strutture equestri di Babolna, nella loro bellezza e maestosità, cercano di contrapporsi alla potenza dei motori, richiamando in vita le attività inerenti al ciclo del cavallo. Il museo attiguo alle scuderie, con le sue foto d’epocam, gli arnesi da lavoro, il settore selleria , le matricole dei cavalli importanti, i maneggi rettangolari sono a testimoniare un passato di gloria e di impegno civile, ricordando ai posteri che l’equitazione è un esercizio fisico quasi perfetto al quale si unisce splenditamente l’allenamento psichico e morale che plasma lo spirito e l’anima della gioventù e non solo, irrorando di benefici impulsi il cuore e il corpo umano.
Antonino Gallotta
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