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Quando anche a Persano c’erano i profughi

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Quando anche a Persano c’erano i profughi

Pubblichiamo due articoli già apparsi sul settimanale “Unico”. In giorni in cui è di grande attualità il problema della immigrazione, ci è sembrato opportuno riproporre  questi ricordi del nostro presidente Antonino Gallotta

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Al centro della foto scattata nel 1934 al termine di una corsa di 1600 metri, in piedi, Simone Sciscin. A cavallo, da sinistra: Oscar Caramante, Rocco Tambone, Giuseppe Belmonte, Salvatore Chiaviello, Giovanni Gallotta.

I nostri “ russi bianchi “, storia di una colonia di militari a Persano.

Ricordi di Antonino Gallotta sul lungo soggiorno di lavoratori in divisa venuti da lontano.

Un gruppo di russi negli anni del Fascismo lavorò a Persano nell’azienda statale che allevava i celeberrimi cavalli omonimi e curava i rifornimenti alimentari dell’Esercito , i formaggi in particolar modo. Il loro ricordo è ben impresso in chi ha vissuto tra il Sele e il Calore prima che tutta l’area fosse tutta militarizzata. Essi erano quattro : Matteo, Simone, Pietro , Giovanni. I cognomi li ricordo, ma sicuramente storpiati. Per esempio Simone si chiamava per cognome Sci Scin. Matteo di cognome Isaeff. Il governo italiano di allora accolse questi signori che cercavano di sfuggire alla repressione comunista. A raccontare è Antonino Gallotta, ora storico del cavallo Persano dopo una vita da tecnico siderurgico in giro per il mondo. Arrivarono qui per via dei “ I dieci giorni che sconvolsero il mondo “ come scrisse John Reed e della Rivoluzione di Ottobre che insieme con gli sconquassi della prima Guerra Mondiale e i prodromi dei fascismi dalla Russia riversò in Occidente un’enorme massa di persone desiderose di fuggire agli orrori della Guerra Civile e alle repressioni da parte del bolscevismo vincente. La stima parla di due milioni di persone . Tradizionalmente questa emigrazione , seguita alla rivoluzione , prende il nome di “bianca”, dal nome dell’esercito contrapposto all’Armata Rossa. Molti di loro scelsero di rifugiarsi in Campania . Capri e Ischia, la città di Napoli, e la Costiera furono i posti preferiti , anche in virtù di antichi rapporti che già vi intrattenevano i vecchi esuli antizaristi e comunisti. Lenin e Gorky a Capri, Bakunin a Napoli, e poi i tanti ballerini e musicisti legati all’isolotto “Li Galli”, sono i capitoli più conosciuti anche al largo pubblico. A complicare ulteriormente le cose venne il riconoscimento dell’URSS da parte del Regno d’Italia nel 1924, che diede origine a due paesi : una Russia “nuova”, nell’ambito delle frontiere statali dell’Unione Sovietica , e una Russia “vecchia”, che continuava la sua esistenza culturale sotto forma di diaspora e che credeva con fervore in una rivincita. I funzionari delle Stato italiano avevano difficoltà nell’incasellamento degli esuli russi giunti in Italia. Non era chiaro chi fossero i russi “bianchi”, chi gli apolidi, perché alcuni russi avessero i passaporti sovietici.Ma veniamo ai russi di casa nostra. A Persano, presso il Centro di Rifornimento Quadrupedi, rimasero dal 1917, data della Rivoluzione comunista, sino al 1952/53. Esuli ma liberi e con uno stipendio. Prigionieri di una patria che non era disponibile a riprenderseli. “ I pochi persanesi rimasti, vecchi come me, alla fine mi hanno convinto – racconta Gallotta – che ne sanno meno di me. Vi affido comunque i miei ricordi, in fede, come li ho vissuti e come li ho percepiti. Matteo con una compagna istriana era sarto rifinito e faceva di preferenza vestizioni per militari di cavalleria. Ha vissuto in una casa nei pressi della struttura per cavalli “Le Capanne” , ed ha avuto due figli, miei compagni di gioco a nome Olga e Nino. E’ deceduto alla fine degli anni ’40 e la sua famiglia si trasferì in Sicilia al seguito del nuovo compagno della Signora. Simone ha sposato una ragazza di Eboli e quando andavo a scuola alle medie, conoscevo le figlie. E’ morto alla fine degli anni ’50. Se d’interesse, a Eboli si può cercare di più. Lavorava all’infermeria cavalli ed era un tipo sempre allegro. Pietro e Giovanni vivevano insieme a Persano in una casettina nei pressi del cosiddetto “giù al quartiere”, ove sostavano i cavalli di servizio dei butteri. Pietro faceva il muratore ed è deceduto intorno al 1951. Giovanni, ex Colonnello della cavalleria russa , personaggio più di rango anche a vista, si occupava della riparazione delle staccionate, rovinate dai cavalli e dai bovini. Giovanni è stato l’unico a rientrare in Russia, accompagnato all’aeroporto di Roma da benedetto Cusati, capo della falegnameria del Centro. Sono vivi i ricordi di queste persone, perfettamente integrate nel tessuto sociale dell’epoca. Non hanno mai dato impressione negativa , amichevoli e alacri lavoratori “ . Finisce qui l’appunto tratto dalla memoria di Antonino Gallotta. Sarebbe bello incrementarlo con altri ricordi.                                                                                                       Oreste Mottola

Russi a Persano

Leggendo il libro del mio amico Andrea Bisi dal titolo “ San Martino dei cavalli “, sono venuto a conoscenza che in quel Centro Rifornimento Quadrupedi in provincia di Modena, il 5° nell’organizzazione del Ministero del periodo fascista, erano stati collocati tre Russi, compagni di quelli che stavano a Persano. Il Centro di San Martino Spino operava su circa 500 ettari di terreno ed era specializzato nell’allevamento del cavallo agricolo-postiere da tiro pesante rapido e da tiro pesante lento. Aveva linee organizzative come Persano , con le stesse qualifiche e le stesse mansioni. La dirigenza era tutta militare. Fu tra i primi Centri ad essere soppresso con la legge di riforma agraria del 1954, avendo la meccanizzazione preso il posto delle attività prima affidate al cavallo. Il primo dei tre Russi, Daniel Ingiulatoff, fu occupato come guidatore di carrozze, con tiro sino a sei cavalli. Sposò Mirina Bizzarri ed ebbe tre figli. Il secondo , Nikador Komlew divenne manutentore stradale, sposò Queride Greco ed ebbe due figli. Nicoly Effimor fu impiegato come conducente di carri agricoli, rimase celibe. Tra i Russi di Persano, Simone Sci Scin, oltre al lavoro di smaltimento dei rifiuti organici dei cavalli, si occupava di un maestoso albero di gelsi neri. Per evitare che i ragazzi vi accedessero ogni tanto spruzzava sull’albero una sostanza che procurava una leggera dissenteria. Era proprietario di una vecchia bicicletta e tutti i giorni era al lavoro da Eboli, ove aveva famiglia. Il percorso della scafa era preferito nei periodi di bel tempo. Giovanni Abruzovv e Pietro Petriscianov, che hanno avuto casa a Persano per tutto il loro periodo, curavano l’amicizia con i compagni anche dopo l’orario di lavoro, conservando sempre discrezionalità mista a tatto e gentilezza. Li ricordo le domeniche di tempo buono a prendere il fresco sotto le piante in piazza Sofia, segnati da faccia rosa e rubiconda. Osservavano tutto , senza parlare. Noi ragazzi salutavamo, loro rispondevano chiamandoci per nome. Matteo Isaeff, che abitava alle Capanne, a 4 km da Persano, dalla compagna Tatiana aveva avuto 2 figli, Olga e Nino. Di Olga ho fatto cenno a un episodio giovanile nella poesia “ Amori a Persano “, nella 17a edizione de “ Il Saggio “, il mese scorso. Era bionda, alta, atletica , amica di tutti. Da giugno a settembre arrivava in bicicletta a Persano col fratello Nino e poi in gruppo si andava a fare il bagno al Sele, nei pressi della scafa, ove una volta era la postazione di Antonio Verruccio con i suoi sedici figli. I grandi cefali guizzavano nell’acqua rincorrendo le nutrie, forse anche le lontre, che noi temevamo ritenendole grossi topi. Olga non aveva paura di niente. Oltretutto era una brava nuotatrice, riuscendo anche nelle gare contro la corrente del fiume, in alcuni punti abbastanza insidiosa.

Antonino Gallotta

…e il veleggiar ci è dolce in questo mare!

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…e il veleggiar ci è dolce in questo mare!

SONY DSCLa fotocronaca di una bellissima giornata trascorsa veleggiando lungo la costa del Cilento

Foto di Fausto Bolinesi

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Veleggiare con “Persano nel Cuore” lungo le coste del Cilento

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“Persano nel Cuore”, in collaborazione con “Vela Dream” (Vedi), organizza per domenica 8 settembre una giornata in barca a vela lungo la meravigliosa Costa dl Cilento con sosta in porto per il pranzo a scelta: a sacco in barca, o a ristorante. Sarà possibile fare il bagno in uno dei posti più suggestivi e raggiungibili solo via mare. Partenza ore 9 dal porto di Agropoli. Ritorno previsto ore 18 circa. Costo, pranzo escluso, 40 euro a persona. E’ indispensabile l’uso di scarpe di gomma chiara. Per prenotazioni e ulteriori informazioni chiamare Marzio al numero 3297711447

L’Intendente Giovan Domenico Piana a Persano

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Nadia Parlante, studiosa di arte molto conosciuta e apprezzata  oltre che nostra amica e socia onoraria di “Persano nel Cuore”, ci ha inviato, ed autorizzato a pubblicare, un suo interessantissimo articolo apparso anche nel numero di agosto 2013 del periodico  “Il Saggio”. Ringraziamo Nadia per questo “dono”  anche a nome di quanti leggeranno il suo scritto, come sempre scientificamente rigoroso e piacevole a leggersi.

 L’Intendente Giovan Domenico Piana a Persano

di Nadia Parlante

Nel Settecento la Real Caccia di Persano era gestita da un’intendenza perfettamente organizzata. Il primo Intendente di Persano fu il barone vietrese Scipione Loffredo che ricoprì questo incarico fino al 1763 anno della sua morte. Nel 1753 questi ottenne dal re Carlo Borbone anche il feudo di Campora, unitamente al titolo di marchese. (1) Nella complessa gestione della tenuta di Persano egli era aiutato dall’agente generale dei siti reali, Giovanni Domenico Piana, un colonnello comasco in servizio presso il corpo militare degli ingegneri che nel 1758 si era occupato anche di redigere la planimetria del sito. Come sembrerebbero confermare le lettere, i progetti e i documenti rintracciati finora, fu proprio il Piana a progettare il palazzo di caccia di Persano e a dirigerne i lavori, insieme a quelli del Ponte sul fiume Sele. L’ingegnere Piana proveniva dalla zona dei Laghi, culla dei “Magistri Comacini”, maestranze edilizie di indiscusso valore, di lunga storia e altamente specializzate. L’impegnativa costruzione del palazzo di Persano riservò però al Piana amare sorprese. Infatti, già durante i lavori di costruzione, si verificarono poderosi crolli della struttura che, com’è noto, richiesero l’immediato intervento del famoso architetto Luigi Vanvitelli.

Per molto tempo si è creduto che le origini di Giovan Domenico Piana fossero spagnole, ma più recenti studi, hanno ricondotto le sue origini alla comasca Ponna, dove egli è anche ricordato anche da una lapide commemorativa (2). Alla morte del marchese Scipione Loffredo, avvenuta nel maggio del 1763 “per podagra salita al petto”, subentrò nell’incarico di Intendente di Persano, proprio Giovan Domenico Piana. Per risparmiare sugli alti costi dell’Intendenza di Persano il re, Carlo III Borbone, pensò di riunire nella persona di Piana le due distinte cariche di agente e intendente. Grazie a questo incarico, Giovan Domenico Piana diventò un personaggio molto influente e ricchissimo, come attesta anche l’inedito e principesco testamento.

Sovrintendere alla più vasta riserva di caccia del Re non era cosa da poco, soprattutto se si considera che egli doveva risolvere moltissimi problemi, anche personali, primo fra tutti, l’adattarsi a vivere in una zona malarica e a quei tempi, davvero poco sicura.

Senza contare poi la lotta ai bracconieri, ai briganti e ai lupi, le malattie, la seccatura della conta settimanale degli animali della riserva, la gestione della razza dei cavalli Persano, dei lavoranti e dei fittavoli, le continue dispute col duca di Serre, le richieste di risarcimento presentate giornalmente dalle popolazioni vicine al bosco per i danni causati dallo sconfinamento degli animali selvatici… Bisognava inoltre tenersi sempre pronti all’arrivo del Re e della sua numerosa corte. Preparare le “mene”, i capanni e le postazioni di caccia, ripulire e riparare le strade, i ponti e la scafa, trovare i viveri e gli alloggi in Persano, ad Eboli e nei paesi vicini per gli illustri ospiti etc.

A seguito dell’aggravarsi dei suoi problemi di salute e per godere di un’aria meno mefitica di quella di Persano, il Pianadecise di trascorrere gran parte della stagione primaverile ed estiva nella sua abitazione di Eboli e a Campagna. Trascorreva molto tempo anche al Casino della Duchessa a Postiglione. Dalla lettura del suo testamento e del fitto carteggio intrattenuto da Tanucci con il re ed altri dignitari, è possibile abbozzare un primo profilo biografico di questo personaggio. Il Ministro di Casa Reale Bernardo Tanucci, avrebbe voluto che il Piana fosse più spietato nella lotta ai bracconieri locali che invece questi sembrava tollerare. Infatti, dopo aver constatato che l’inasprimento dei divieti di caccia e delle pene per i trasgressori non sortiva i risultati sperati, l’Intendente suggerì al Tanucci e a re Carlo di non esasperare gli animi delle popolazioni locali con altre condanne ma, permettere ai contadini di sparare all’interno del “miglio di rispetto”, almeno per difendere i propri seminati dall’attacco distruttivo degli animali. Il funzionario tentò più volte di giustificare le continue incursioni da parte degli “insolentissimi rei” altavillesi e serresi nel bosco e nelle sue vicinanze. “L’intolerabile dei danni” – egli scrisse in una lettera a Tanucci- “produce questo peccato”. In questa proposta si intravede, a mio avviso, l’adesione del Piana alla causa delle popolazioni locali, di cui conosceva le tristi condizioni e penso che il suo fu, seppur flebile, un tentativo di mediazione tra gli interessi venatori e ludici del re e quelli “minori” ma pur sacrosanti del popolo, che nell’immenso Bosco di Persano e nei territori coltivabili circostanti aveva sempre trovato una provvidenziale fonte di sostentamento, in molti casi l’unica. D’altra parte, sia il Re che Tanucci, erano perfettamente consapevoli del danno economico che la Caccia di Persano comportava ai fittavoli e alle università confinanti e cercavano di risarcirli immediatamente, per evitare i costosi e interminabili contenziosi già avuti con altri siti. Gran parte delle rendite del real Sito di Persano proveniva proprio dall’affitto delle terre coltivabili e dei pascoli. Gli affitti diminuivano costantemente. Infatti, con la restrizione assoluta imposta dai divieti di caccia, era praticamente impossibile per i contadini disarmati difendere i propri seminati dalle bestie selvatiche che si moltiplicavano in maniera abnorme e scorrazzavano ovunque. Quando poi, nel 1769, il diciottenne Ferdinando proibì ai pastori di Persano di possedere finanche i cani per la custodia delle greggi o qualsiasi altro animale, la situazione peggiorò ulteriormente, come conferma lo stesso Tanucci lamentandosene con il padre, re Carlo: “Per questo nuovo divieto non praticato da Vostra Maestà, e senza il quale erano le cacce copiose di selvatici, non si trovano affittatori, onde nell’affitto di soli tre pascoli delli Stati di Persano si son perduti 1300 ducati annui” (3). Possiamo solo ipotizzare quali fossero i rapporti dell’Intendente Piana con i suoi subalterni, i fittavoli, i massari e i “cavallari” di Persano e il grado di comprensione e partecipazione ai loro non facili problemi quotidiani. Certo è, che insieme alla gente della Chiana, egli trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita e nella stessa terra, ad Eboli, desiderò essere sepolto. Dalla lettura delle sue volontà testamentarie appare chiaramente che l’Intendente era un uomo molto religioso, infatti, predispose la fondazione di una cappellania a suo nome nella suo paese di Ponna Inferiore. Con il passare degli anni, la malattia e la scomodità del luogo, dovettero spingere il vecchio intendente di Persano ad allontanandosi sempre più spesso dalla tenuta per ritirarsi nella grande casa che aveva affittato ad Eboli e nelle stanze “alla Duchessa”.

In una fredda giornata di febbraio del 1769, le sue condizioni di salute si aggravarono ulteriormente ed egli si spense. Re Ferdinando e la giovane sposa Maria Carolina con la numerosa Corte, avevano lasciato la Villa da appena qualche settimana, dopo avervi festeggiato l’inizio dell’anno tra feste, balli, fuochi pirotecnici e commedie.

L’Intendente aveva udito per l’ultima volta il guaito dei cani e le grida assordanti dei battitori…ma era ormai giunto anche per lui il tempo di salutare la sua Persano…

Note

  1. L’intendente di Persano Scipione Loffredo (1702-1763) discendeva da una famiglia nobile di Vietri. Possedeva un immenso patrimonio agrario e immobiliare nell’area della Piana del Sele e dei Picentini. Gestiva inoltre numerose masserie e allevamenti bufalini (R. Ricci Pisaturo, I Loffredo di Vietri, marchesi di Campora, edizioni del Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Acciaroli (Sa), 2002, p. 41 seg.). Un ringraziamento al gentilissimo prof. Emilio La Greca per la segnalazione del testo e la sua consultazione.

 

  1. M. Ulino, I Borbone delle Due Sicilie e il Real Sito di Persano, in ”Il Postiglione”, anni XIX-XX numeri venti-ventuno, giugno 2008, pp. 187-201; N. Parlante, L’Intendente della Real Caccia di Persano Giovan Domenico Piana (Ponna 1708-Persano 1769), in “Il Postiglione”, anni XXIV-XXV, numeri venticinque-ventisei, giugno 2013, pp. 101-124.

 

  1. R. Mincuzzi, Lettere di Bernardo Tanucci a Carlo III di Borbone (1759-1776), Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, Roma, 1969, p. 567. 

Con “Persano nel Cuore” a lezione di vela nel Golfo di Salerno

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Con “Persano nel Cuore” a lezione di vela nel Golfo di Salerno

Grazie alla disponibilità di Vela Dream, la società di charter nautico con base ad Agropoli (vedi) con cui la nostra Associazione ha stipulato una convenzione (vedi), sabato tre agosto nel golfo di Salerno una nostra socia è stata a lezione di vela su “Aghia II”, una barca a vela di 39 piedi. Le immagini che seguono documentano alcuni momenti  della giornata. 

Ancora un premio letterario per Antonino Gallotta

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Ancora un premio letterario per Antonino Gallotta

Con la poesia “Amori a Persano”, Antonino Gallotta si è classificato al 13° posto, su 634 partecipanti, al XVII Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” ed ha ricevuto il diploma e il premio cultura nel corso della cerimonia che si è svolta venerdì 26 luglio nella chiesa di San Francesco a Eboli. Non è stato questo il primo riconoscimento in campo letterario ottenuto dal nostro presidente, già autore di libri sul cavallo persano. Il suo racconto breve “La transumanza” ha infatti ottenuto il terzo premio al concorso “I luoghi del Cuore” indetto dal settimanale “Unico” e “Cilento Incoming  riservato agli autori di un racconto inedito (Vedi). Analogo riconoscimento è toccato all’altro racconto breve, “Le scarpe con le centrelle”, premiato a Mercato San Severino alla53^ edizione del “Premio Nazionale Paestum” di poesia, narrativa e saggistica (Vedi). Al presidente di “Persano nel Cuore” i complimenti di tutta l’Associazione e l’augurio di continuare a restare sempre… in sella!

Amori a Persano

Lì alle Capanne mugghiavano i vitelli

e Olga scioglieva al vento i suoi biondi capelli,

correndo lungo i filari del Gioacchino

anticipando i carri aggiogati dai giovani fantini.

Le puledre della rocchia sotto la tettoia frangean

la biada con la dovuta parsimonia,

col ruffiano a guardia ritto in sintonia

pronto a demolire intrusione e invidia.

Il Capo Massaro attento al volo degli uccelli,

dava vigorose speronate al suo cavallo,

e con la litania della nenia antica

pregava Dio di sciolare la torma nemica.

Matteo in groppa allo stallone ribelle

galoppava nei pascoli dorati senza sella,

spavaldo e sorridente con pudore ,

già pensava all’approccio col suo amore.

L’incontro avvenne pria della sera ,

tra i mosaici dell’accorta natura ,

accompagnato dal canto delle raganelle,

acquattate nei fossi torbidi, senza paura.

                                        Antonino Gallotta 

Con “Persano nel Cuore” alla “Storia Bandita”: una splendida, spettacolare lezione di storia nel Parco della Grancia.

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Con “Persano nel Cuore” alla “Storia Bandita”: una splendida, spettacolare lezione di storia nel Parco della Grancia.

All’ingresso del Sacrario militare di Redipuglia, un cartello ammonisce che se all’uscita lo stato d’animo del visitatore è lo stesso di quando è entrato, la visita non è servita a nulla. Analogo ammonimento pensiamo possa valere per gli spettatori de “La Storia bandita”, il cinespettacolo messo in scena nel Parco della Grancia a Brindisi di Potenza. Ma siamo certi che tutti coloro che hanno assistito a questa splendida e spettacolare lezione di storia, della nostra storia, a fine spettacolo non erano erano più gli stessi: chi aveva la certezza che i buoni piemontesi hanno liberato il sud dall’arretratezza borbonica e dai feroci briganti, è tornato a casa almeno con qualche dubbio. E chi già qualche dubbio aveva che la storia, quella vera, fosse stata in qualche modo “bandita” dai libri su cui aveva studiato, ha visto questi dubbi accrescersi o diventare certezza. Bene abbiamo fatto, quindi, ad organizzare una “gita” per assistere a questo evento che, per esplicita disposizione degli organizzatori, non abbiamo potuto documentare con foto, se non per i saluti finali. Ma dobbiamo dire che siamo d’accordo: flash e telefonini avrebbero sicuramente disturbato la magica atmosfera dello spettacolo che merita di essere visto. E rivisto. E non è escluso che ci torneremo: dovunque c’è storia, cultura, arte, lì c’è “Persano nel Cuore”.

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Interessante iniziativa dei “Cantori di San Lorenzo”

Posted by on 22:37 in Segnalazioni | 0 comments

Interessante iniziativa dei “Cantori di San Lorenzo”

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     Per visualizzare e scaricare il programma, clicca   QUI

Persano, 7 luglio 2013: Festa della Madonna delle Grazie

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Persano, 7 luglio 2013: Festa della Madonna delle Grazie

Verrebbe quasi voglia, pensando alla Festa della Madonna delle Grazie di quest’anno, di parafrasare il celebre inizio di una poesia di Leopardi, “passata è la tempesta odo Persano far festa”. Sì, perché fino a pochi minuti prima dell’orario stabilito per l’inizio della funzione religiosa, ancora cadevano le ultime gocce di pioggia che per tutto il pomeriggio è stata abbondante, a tratti violenta, accompagnata da quei fulmini e tuoni che ci hanno fatto ricordare l’accensione del “cero della candelora”, che non mancava mai in ogni casa, e le invocazioni a “Santa Barbara e Santa Irene” che era facile ascoltare nelle famiglie di Persano durante i temporali. Il maltempo pomeridiano non ha compromesso più di tanto la manifestazione, anzi in un certo senso l’ha arricchita. La S. Messa, infatti, è stata celebrata non nel cortile, ma nella Cappella del Palazzo reale per l’occasione tornata agli antichi fasti, quando non riusciva a contenere tutti i fedeli: la funzione religiosa ha perso forse in spettacolarità, ma ha guadagnato in termini di partecipazione emotiva e ha fatto rivivere quel forte senso di appartenenza ad una comunità quale era, appunto, Persano. Sicuramente il maltempo ha tenuto lontano qualcuno, ma la partecipazione è stata comunque numerosa, tanto che nella processione si sono riviste le due file di fedeli che precedevano la statua della Madonna e che ci hanno ricordato le processioni della nostra infanzia aperte dalla croce con ai lati i due “lampioncini” dietro cui seguivano le file dei bambini e ragazzi: i maschi da una parte le femmine dall’altra. Oltre a questa partecipazione sentita che, come abbiamo notato e sottolineato anche lo scorso anno, coinvolge e unisce vecchi e nuovi “persanesi” ci ha fatto piacere la contemporanea presenza di nonni e nipoti (ne documentiamo anche un esempio in una delle immagini) perché più giovani conoscono cos’è e cosa era Persano, più è facile conservare il suo patrimonio di civiltà. La capacità che hanno dimostrato gli attuali abitanti di organizzare una festa vera, con pochissimi mezzi a disposizione, dimostra che non è utopistico credere che, con l’impegno di tutti, un giorno possa realizzarsi un vero e proprio “Rinascimento” di Persano. Intanto noi, con la nostra Associazione, continuiamo a batterci perché almeno esca dal suo Medio Evo. E forse ci stiamo riuscendo.

 

A proposito della foto che raffigura un lato del caseggiato in cui era ubicato l’ufficio postale, Antonino Gallotta, presidente della nostra associazione, nonché enciclopedia storica vivente di Persano, ci ha inviato il commento che segue.

Bellissima la foto dell’ufficio postale con l’orologio. Vi racconto come funzionava una volta (negli anni ’50). Don Vittorio Arenella, mitico direttore dell’ufficio postale di Persano, che aveva anche l’abitazione attigua,apriva le sue attività alle 14,30. Lavorava all’interno , a selezionare la posta che era appena arrivata, per essere pronto alle otre 15,00 precise . Il rintocco dell’orologio grande , preciso alle 15,00, dava inizio alle operazioni di distribuzione della posta. Dalle ore 14,30 si formava la fila da parte di coloro che aspettavano una eventuale lettera, negli spazi da te magistralmente colti avanti all’ingresso, nella foto ben visibile. Si formava la fila indiana ben organizzata, senza spunti di prevaricazione, all’insegna della corretta educazione. Si attendeva l’apertura dello spioncino a fianco e don Vittorio chiamava ad alta voce il destinatario . Naturalmente c’era chi era contento di ricevere posta e chi se ne andava scontento per non averla ricevuta. Gli attori davanti all’ufficio erano donne, ragazzi e quelli non impegnati al lavoro.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         Antonino Gallotta