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“Persano nel Cuore” a Roma al convegno “I butteri e la monta maremmana”

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“Persano nel Cuore” a Roma al convegno “I butteri e la monta maremmana”

Testo e foto di Fausto Bolinesi

“I butteri e la monta maremmana” è il titolo del bel libro che ha dato anche il nome al convegno che si è tenuto sabato 26 aprile alla Fiera di Roma nell’ambito della manifestazione “Cavalli a Roma”. Il volume, curato da Franco Amadio, ha come coautore Alessandro Oscar Parroni, amico di “Persano nel Cuore” e soprattutto amico del nostro presidente Antonino Gallotta che anche in questo caso ha dato il suo contributo di conoscenze del mondo del cavallo e dei butteri, come ha riconosciuto in sede di presentazione lo stesso Parroni. Un convegno, e quindi un libro, veramente interessante che va nella stessa direzione degli scopi della nostra associazione: recuperare il nostro patrimonio di cultura, di tradizioni e di storia. Come è stato giustamente fatto notare, se si chiede in una classe di scolari chi sono i cowboy, lo sanno tutti, ma se si chiede chi sono i butteri, pochi sanno rispondere. Eppure i butteri sono esistiti ed esistono in Italia, mentre i cowboy oltreoceano. E non si creda che recuperare certe tradizioni sia solo una nostalgica operazione culturale: è anche una operazione economica, come hanno ben capito gli autori del libro e come hanno dimostrato invece di ignorare i politici, in particolare i nostrani campani. La conservazione di una razza di cavalli, oltre che caratterizzare e quindi valorizzare il territorio in cui questa è nata contribuendo alla sua salvaguardia, crea anche un notevole indotto economico. Basti pensare allo sviluppo di un artigianato locale di finimenti e accessori o anche di abbigliamento. Il cavallo significa inoltre passeggiate e quindi necessità di guide, di istruttori, possibilità di accedere a siti archeologici meno frequentati perché poco accessibili, significa incentivo alla nascita di posti ristoro e di sosta quali agriturismi o bed and breakfast. Ma anche l’aspetto prettamente sportivo non va trascurato perché la monta maremmana è già disciplina sportiva e partecipa ai campionati internazionali di monta da lavoro. A questo proposito ci ha fatto piacere l’esplicito riconoscimento che Alessandro Parroni ha fatto dei butteri militari e quindi di Persano, quando ha riconosciuto che all’attuale assetto della monta maremmana si è arrivati proprio assimilando la loro tecnica. Un plauso ed un augurio sincero da parte nostra, dunque, agli uomini della Maremma, quali appunto gli autori del libro, con la speranza di vedere un giorno oltre a italiani a cavallo col cappello da cowboy, americani a cavallo col cappello da buttero. Al tempo stesso non possiamo non rammaricarci pensando a cosa sarebbe stato Persano e il suo circondario oggi, se fosse stata valorizzata e incrementata la Razza governativa del cavallo persano.

Libro

Quando a Persano suonavano le tarozzole

Posted by on 17:14 in Notizie | 0 comments

Testo di Fausto Bolinesi

Il tempo delle “tarozzole” era preannunciato varie settimane prima dal rito che avveniva nelle case: la semina nei vasi di piantine che poi erano tenute al buio in modo che crescessero bianche e non verdi. I vasi venivano portati in chiesa per ornare l’altare il Giovedì Santo, quando l’altare diventava il “sepolcro” di Gesù, le campane tacevano e al loro posto suonavano le “tarozzole”. Ce n’erano tre: la prima era una tavoletta di legno su cui erano montate della maniglie di ferro che sbattevano contro la tavoletta stessa quando questa veniva agitata, le altre due erano costituite da una striscia di legno che batteva contro una ruota dentata anch’essa di legno quando veniva fatta ruotare. Il nome corretto sarebbe troccola, ma non lo sapevamo. Sostituendo la campana, ma non avendo, ovviamente, la stessa potenza sonora, le tarozzole dovevano essere portate in giro a far sentire la loro voce: al Quartiere, alle Tavernole, alla Palazzina, all’Officina, Al Casone. Lo facevano una prima volta il Venerdì Santo, per annunciare la processione. Era una processione particolare. Intanto perché si svolgeva nel primo pomeriggio e con un percorso più breve del solito, poi perché si portava la statua del Cristo morto seguita da una statua della Madonna più piccola di quella della Madonna delle Grazie che a noi sembrava grande e bellissima. La statua di Gesù morto si sviluppava in orizzontale e veniva portata non sulle spalle, ma a mano, come se fosse una barella e anche questa circostanza rendeva la processione particolare perché non dovevamo guardare le statue dal basso vero l’alto: non erano più la Madonna e Gesù al di sopra di noi, ma, come una trasposizione scenica del figlio di Dio che si era fatto uomo, una madre che, tra noi, piangeva il figlio crocefisso. Sicuramente non era così, ma ricordiamo quelle della settimana santa come giornate dal cielo grigio, ma non fredde, con l’aria di scirocco che preannunciava il tepore e i profumi della primavera persanese. La sera di sabato le tarozzole suonavano per la seconda volta e quel suono che raggiungeva tutte le case, nell’oscurità diventava ancora più suggestivo, tanto da perdere quasi la sua funzione religiosa. Che ci fosse la Messa della notte di Pasqua, infatti, lo sapevano tutti e non c’era certo bisogno che lo ricordassero quegli strumenti. Tuttavia il loro suono era atteso e rassicurante perché significava che qualcuno non si era dimenticato di chi era nella case. E, nell’immaginario di tutti, quel qualcuno non era un ragazzino che agitava una tavoletta di legno, ma…Persano. Persano che chiamava a raccolta se stesso. La funzione religiosa della notte di Pasqua cominciava al di fuori della chiesa, sotto il porticato del Palazzo reale: da un braciere il parroco Don Vittorio accendeva il cero pasquale e, seguito dai fedeli, entrava nella chiesa che restava al buio fino al momento in cui la sua voce forte, bella e dal timbro inconfondibile, esplodeva in un “gloria” che era anche il segnale perché simultaneamente tutte le luci si accendessero, cadesse il grande drappo viola che nascondeva l’altare maggiore e le campane cominciassero a suonare a distesa. La domenica di Pasqua era la classica, prevedibile giornata di festa incentrata sul pranzo, al termine del quale c’era la piccola emozione di aprire un uovo di cioccolato, mai molto grande, di qualità spesso discutibile e con la sorpresa in esso contenuta degna del contenitore. Accanto all’uovo di cioccolato era possibile trovare, ma lo sarebbe stato ancora per poco, l’uovo vero cotto su un antico e tipico dolce pasquale che prendeva appunto il nome di “pizzicocco”. Il lunedì era la giornata in cui era quasi obbligo, più che tradizione, pranzare all’aperto. Venivano diversi ospiti da fuori per quello che chiamavano picnic di pasquetta e che noi, non ancora intrisi di modernismi anglosassoni, chiamavamo “cuciniello”. Come tutti gli ultimi giorni di festa, anche quel lunedì era sempre velato di malinconia. Percepivamo negli ospiti la meraviglia e il piacere di ritrovarsi per un giorno in un ambiente così bello e affascinante. Un luogo in cui noi avevamo avuto la fortuna di vivere, molti anche di nascere, ma che comunque prima o poi avremmo dovuto lasciare. E così è stato. Solo che abbiamo poi capito che in realtà noi non abbiamo mai abbandonato Persano e, soprattutto, Persano non ha abbandonato noi che oramai, si può dire, siamo sparsi nel mondo. Lo dimostrano i ricordi che spesso rievochiamo di quei giorni e il legame, invisibile ma forte, che ancora ci tiene uniti e lo dimostra la gioia che proviamo quando ci ritroviamo, anche per caso, a distanza di anni. Per questo nelle notti di Pasqua dovunque noi siamo continuiamo a sentire il suono delle tarozzole che ancora si diffonde tra le case e nell’aria, mite e profumata, di Persano.

Vanvitelli e i disegni per il Palazzo Reale di Persano

Posted by on 20:20 in Notizie | 0 comments

Vanvitelli e i disegni per il Palazzo Reale di Persano

L’Architetto Giovanni Pisanoci ha inviato questo suo lavoro sul Palazzo Reale di Persano che pubblichiamo volentieri

Presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma conservano dei disegni del Castello di Persano (1753-54) di Luigi Vanvitelli.vanv 2vanv 3

E’ noto che l’architetto fu chiamato da Carlo III di Borbone per rimediare ai dissesti statici verificatisi presso il Palazzo Reale di Persano, realizzato tra il 1752-54, su progetto dell’ingegnere comasco Giovan Domenico Piana. Dalle lettere tra Vanvitelli e il fratello Urbano risulta che il 26 aprile 17531Il Marchese Fogliani il dopo pranzo mi fece vedere due relazioni venute da Persano circa li danni di quel nuovo Palazzo, nel quale vi sono cadute 9 volte, et il resto minaccia rovina”, il 27 aprile “Nella settimana entrante mi conviene per ordine di Sua Maestà andare a Persano per vedere quel Palazzo, il quale è caduto in gran parte e non è ancora terminato”, il 7 maggioSono stato a Persano ed ho fatta la relazione al Re et alla Regina della fabrica,…”.

In seguito la relazione fatta per il Reale Palazzo di Persano.

“Lesioni che meritano risarcimento.

Le tre volte del Portico incontro la Cappella.

Le cause sono dovute alla lentezza con la quale la sabbia raggiunge la presa, poiché i muratori di Napoli sono abituali a fabbricare con pozzolana.

Rimedio

Si deve chiudere tutto il portico di sopra.

Si potrà terminare la scala a Lumaca, purchè si chiudino delle finestre essendovene delle superflue.”

Il 9 marzo 1754 “In questo punto ricevo un ordine di mandare degl’operai a Persano per tirare e ponere in opera le catene del palazzo Nuovo, che cadeva”.

Vanvitelli parlando della sua attività al servizio del re citava anche il restauro del Palazzo di Persano.

 Progetto del portale – Sezione del piano nobile

Sezione longitudinale dello scalone e sezione trasversale del portico

Raffrontando i disegni e la realtà viene fuori che Vanvitelli, oltre i lavori di consolidamento (chiusura delle finestre della scala a lumaca, chiusura del portico superiore e catene al primo solaio) ha progettato i portici, la facciata, il portale e lo scalone.Però solo lo scalone è stato fatto secondo le sue indicazioni. 

Conclusione

Questi disegni, sono stati riconosciuti dallo storico Jörg Garms4, come disegni della bottega, provvisti di misure di mano di VanvitelliI disegni scoperti da Garms sono quelli che comunemente fa il direttore dei lavori, durante l’esecuzione di un’opera e sono in linea con quelli più noti, con le lettere inviate al fratello Urbano, con la relazione fatta al re e con l’attività svolta a Persano da Vanvitelli. La sua presenza a Persano è legata alla ricostruzione di 3volte del portico adiacenti la cappella, 9 volte, probabilmente dello stesso portico del piano terra, alla chiusura di alcune finestre delle scale a lumaca, alla chiusura del portico del piano nobile ed alla posa in opera delle catene di ferro. La chiusura delle finestre delle scale a lumaca e del portico del piano nobile, sono lavori effettivamente realizzati e ancora oggi, l’osservatore può distinguere l’intervento di Piana da quello di Vanvitelli. Quest’ultimo è stato, insieme ad altri, precursore nell’opera del restauro, infatti, solo nel 1866 Eugène Viollet le Duc introduce la voce restauration nel Dictionner raisonné de l’Architecture FrançaiseA proposito delle 32 catene di ferro che, come dice Vanvitelli, sono nascoste e occultate, sono 8 per ogni lato del cortile e sono poste in testa ai pilastri delle volte a crociera del piano terra, a livello del I° solaio. Le catene sono servite a consolidare il palazzo in senso trasversale e a tenere unite le volte a crociera al resto della costruzione. Le lesene che segnano a tutt’altezza le 4 facciate del cortile, previste già dalla stesura iniziale del progetto di Piana, conferiscono slancio e robustezza al palazzo, dando a Vanvitelli l’occasione di nascondervi le piastre delle catene. Alla fine di questo scritto mi sono chiesto quali motivi hanno potuto suggerire la stesura di questi disegni. Per riparare i crolli e i dissesti statici noti, Vanvitelli trovò gli opportuni rimedi maper praticarli non aveva bisogno di fare questi disegni. La sezione longitudinale fa pensare che Vanvitelli abbia progettato le strutture murarie dello scalone e il suo rivestimento. Altrimenti non si spiega perché ha quotato di propria mano questi disegni, impostando addirittura la quota del piano nobile rispetto a quella del piano dell’ingresso al palazzo. I 35 scalini e i balaustri dello scalone sono in marmo Rosso  Vona mentre il corrimano della balaustra è in marmo di Carrara.

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I materiali, la tecnica, la forma, i gradini, la balaustra di marmi policromi, l’elemento decorativo posto tra le due rampe, impiegati per lo scalone di Persano, hanno spiccata similitudine con quelli degli scaloni del Palazzo Reale di Caserta vanv 7 vanv 6 

e della Chiesa degli Olivetani di Perugia9, progettata dallo stesso Vanvitelli e da Carlo Murena. Per questo motivo e visti questi disegni, ritengo che lo scalone del Palazzo Reale di Persano sia stato progettato da Vanvitelli. Pertanto, questa è anche l’occasione per riaffermare che il progettista e direttore dei lavori è Giovan Domenico Piana e il restauratore è Vanvitelli. Nel contempo, il ruolo del maestro non è stato solo di restauratore ma anche di progettista, se non anche direttore dei lavori, di alcune opere, come lo scalone e altri particolari del palazzo. Tra questi risulta che Vanvitelli abbia realizzato una meridiana o gli orologi a sole10, come li chiama lui, mai ritrovata né presso il Palazzo Reale né presso le altre fabbriche che fanno parte del complesso di Persano. Quantunque, il Palazzo Reale di Persano rappresenta un intervento minore nella lunga, ricca e poliedrica attività del maestro, ci mostra che egli va ricordato non solo per le sue architetture, per le sue opere ingegneria idraulica ma anche per la sua complessa personalità di restauratore.

Bibliografia

1, Franco Strazzullo, Le lettere di Luigi Vanvitelli, Ed. Congedo, I° vol., Galatina 1976, p.219;

2, Cesare De Seta, Luigi Vanvitelli e la sua cerchia, Ed. Electa Napoli, Napoli 2000, p.183;

3, Giancarlo Alisio, Siti Reali dei Borboni, Ed. Officina, Roma 1976, foto n.53;

4, Jorg Garms, Due raccolte di disegni di recente acquisizione, Ed. Quasar, Roma 1985, p.21;

5, Giancarlo Alisio, op. cit., foto n.56-58;

6, Giancarlo Alisio, op. cit., foto n.60;

7, Giancarlo Alisio, op. cit., foto n.58;

8, Giancarlo Alisio, op. cit., foto n.58-59;

9, Salvatore Costanzo, La Scuola del Vanvitelli, Ed. CLEAN, Napoli 2006, p.162-164;

10, Franco Strazzullo, op. cit., pp. 145-146, 157-158.

Foto

Foto 1, facciata principale del Palazzo Reale di Persano;

Foto 2, sezioni del Palazzo Reale di Persano, Istituto per la Grafica di Roma;

Foto 3, prospetti del Palazzo Reale di Persano, Istituto per la Grafica di Roma;

Foto 4, scalone del Palazzo Reale di Persano;

Foto 5, scalone del Palazzo Reale di Persano;

Foto 6, scalone della Chiesa degli Olivetani di Perugia;

Foto 7, scalone del Palazzo Reale di Caserta.

 Architetto Giovanni Pisano (0828 974178- 339 357 3786 –

 pisanoarchitetto@gmail.com – giovanni.pisano@architettisalernopec.it)

Immagini della giornata dedicata alla riapertura del Sito Reale di Carditello

Posted by on 21:54 in Notizie | 0 comments

Immagini della giornata dedicata alla riapertura del Sito Reale di Carditello

Il cinque aprile 2014 “Persano nel Cuore” ha partecipato alla giornata dedicata alla riapertura del Sito Reale di Carditello, con le Associazioni del territorio. Nel Forum indetto si sono messi in evidenza anche gli aspetti legati alla biodiversità, alla ripresa qualitativa del territorio e alla cultura. Riprese RAI e consumazioni di prodotti Campani IGP, nonché la visita ad alcuni padiglioni, hanno concluso l’evento, dando appuntamento ai prossimi incontri.                Maria Magrini

Con “Persano nel Cuore” al Salone dell’Equitazione e dell’Ippica a Roma il 26 aprile

Posted by on 01:10 in Notizie | 0 comments

Sabato 26 aprile 2014 “Persano nel Cuore” sarà alla Fiera di Roma in occasione del Salone dell’Equitazione e dell’Ippica” (Vedi) che si terrà dal 25 al 27 aprile prossimi. Chi fosse interessato a partecipare a questo importante evento internazionale, può contattare il presidente della nostra Associazione, Antonino Gallotta, ai numeri 0815262088 oppure 3293644919 entro il 10 aprile per organizzare un eventuale pullman.

“Persano nel Cuore” nel cuore dell’Antartide!

Posted by on 17:27 in Persano nel Cuore... del mondo | 0 comments

“Persano nel Cuore” nel cuore dell’Antartide!

“Persano nel Cuore” è sbarcato anche in Antartide. Francesco Bolinesi, nostro socio, ha partecipato come ricercatore alla XXIX Spedizione scientifica del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide, da poco conclusa, coordinata per la parte logistica dall’ENEA e per la parte scientifica dal CNR. Prossimamente ulteriori dettagli. 

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Mard, cavallo Turcomanno

Posted by on 01:05 in Persano nel Cuore... del mondo | 0 comments

Mard, cavallo Turcomanno

Testo di Antonino Gallotta

 Una mattina di fine settembre 1991 , era un venerdì giorno di riposo dei musulmani (yomè), ho fatto conoscenza con Mard, giovane stallone Turcomanno , a Esfahan in Iran. Allora ero colà impegnato a collaborare con una Società italiana ad avviare uno stabilimento siderurgico a ciclo integrale sull’altopiano di Mobarakeh, regione di Esfahan. Parcheggiata la macchina , con i miei colleghi Enzo ed Elio mi sono avviato lungo lo stradone che costeggia il fiume Zayanderud, per la visita settimanale alla città di Esfahan. Nell’avvicinarci al ponte dei 33 archi (Si o Se Pol) per immetterci nella zona artistico-commerciale della città, allora circa 2 milioni di abitanti , il mio sguardo si è posato su un cavallo che si abbeverava al fiume, a pochi metri dalla riva. Era un maschio intero, modello scultoreo tutto costruito davanti, incollatura antica, alto circa 1 m. e 65 cm,senza ferri, leggermente cagnolo. Mi avvicino , con gli amici che si tengono a distanza. No mister, hasb (cavallo) na cashang (non ti conosce ), mi avvisa quello che si rivela il proprietario del cavallo. Col poco di frasi che avevo imparato gli chiesi quanto volesse per una passeggiata lungo il fiume. Bia ( vai ) se riesci a montare ci mettiamo d’accordo. Il cavallo intanto, come se avesse capito, si era messo in difesa sulle zampe posteriori. Era sellato alla moda del posto e non sembrava incline ad accettare l’uomo in groppa. In quel momento mi sono rifatto ad una esperienza vissuta a Persano , con un cavallo arabo donato dal Re Ibn Saud d’Arabia al Presidente Gronchi. Rham Rham era uno stallone baio scurissimo di rara bellezza, ma inavvicinabile (in apparenza). Si spaventava , si inalberava, temeva il contatto con l’uomo. Il segreto, insegnatomi dai butteri di Mena Nova, stava nel toccare la criniera e la zona del garrese. Si tranquillizzava all’istante e diventava un perfetto compagno di passeggiata. Così ho fatto con lo stallone persiano. Ho guadagnato la sua fiducia con una carezza, montandolo facilmente, e godendo della sua versatilità nelle andature orientali . In seguito ho addolcito momenti di asprezza con zuccherini e carote. Al proprietario , Mohammad, davo ogni volta 5 dollari , soprattutto per la biada al cavallo. Ho colto, senza avere spirito critico, l’opportunità di osservare da vicino alcune modalità di vita della Società iraniana, dall’impegno dei capi famiglia, delle donne , dell’organizzazione di tante persone lungo un corso d’acqua , dell’attenzione posta a facilitarne il quieto naturale percorso e del rispetto verso il cavallo. Al mattino, intorno alle 10, le famiglie , nel loro caratteristico abbigliamento , prendevano possesso dello spazio occorrente per trascorrere la giornata. Alcuni portavano il cavallo e si sistemavano in zona logistica adeguata. Preparavano il pranzo all’aperto con le cucine da campo , si disponevano a cerchio seduti a terra secondo i loro usi, rivolti al fiume, di cui mostravano grande rispetto ed orgoglio. A sera raccoglievano tutto, soprattutto i rifiuti, si disponevano alla preghiera serale rivolti al fiume, chiedendo al loro Dio di non far mai abbassare la portata .

Antonino Gallotta     

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Chi li riconosce?

Posted by on 01:21 in Notizie | 0 comments

Chi li riconosce?

La foto che riproduciamo, tratta dalla categoria “L’immagine della settimana”, è stata scatta a  Persano nel 1942. Chi sono le persone indicate dai cerchi numerati? Tra tutti coloro che invieranno la risposta esatta  a persanonelcuore@gmail.com entro il 15 marzo 2014, sarà sorteggiato un vincitore che avrà in premio i volumi “Persano: viaggio della memoria tra butteri e cavalli” di Antonino Gallotta e “La spiga ritrovata” di Gerardo Minnai. 

Chi sono?

Purtroppo nessuno ha riconosciuto i cinque personaggi indicati dai cerchi. Essi sono: 1) Carlo Ciardi, 2) Luciella Desiderio, 3) Elvira Carrozza, 4) Mario Morcaldi, 5) Giuseppe Ferraioli

Celestino Magrini, il cavalleggero d’onore

Posted by on 19:49 in Notizie, Uomini e donne di Persano | 0 comments

Celestino Magrini, il cavalleggero d’onore

Testo di Fausto Bolinesi e Antonino Gallotta

Comandante la difesa di un settore dell’accampamento del suo squadrone mitraglieri impegnato altrove, attaccato di sorpresa da forze tedesche superiori, prontamente reagiva con il suo fuoco dell’arma in postazione. Successivamente alla testa dei pochi cavalleggeri della sua squadra, incurante dell’intenso fuoco avversario, con audacia e sangue freddo, li trascinava al contrattacco, ponendo in fuga gli attaccanti e catturando uomini e materiali. Bell’esempio di fede, valore personale, attaccamento al dovere, ascendente sugli inferiori e dedizione completa al reparto e alla Patria”

Silì (Sardegna) 9 settembre 1943

Croce al valor militare

Questa la motivazione con cui fu conferita a Celestino Magrini la Croce al Valor Militare. Quasi nessuno lo sa, dunque, ma anche un altro persanese, oltre a Mario Sansone, è stato insignito di una onorificenza. Celestino Magrini nacque a Ozieri (Sassari) il 7 novembre 1917. Nel 1938 lo ritroviamo soldato di leva in Cavalleria a Pinerolo. Dal 1940 è impegnato nei teatri di guerra con i reparti a cavallo soprattutto in Africa. Nel 1944 giunge con il suo reparto a Persano dove mette le radici sposando il 18 dicembre 1945 Lucia Caredda (Vedi). Resterà a Persano, lavorando prima come buttero col Centro Rifornimento Quadrupedi, poi con la Sezione Posto Raccolta Quadrupedi e infine con la Scuola Truppe Corazzate come magazziniere quando fu attuata la scellerata decisione di spostare i cavalli da Persano a Grosseto. Il 15 aprile 1984, a Persano, la malattia che ha affrontato per qualche anno con grande coraggio, serenità e dignità, avrà il sopravvento.

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Riportiamo due episodi della vita di Celestino Magrini

Quando il generale lo indicò come esempio ai futuri militari

di Antonino Gallotta

Aveva 21 anni quando fu arruolato con destinazione reparto Cavalleggeri ed assegnato al corso sotto ufficiali a Pinerolo, allora scuola internazionale per le armi a cavallo. Con la guida dell’istruttore conte Odetti di Marcodengo recepì ad alto livello gli insegnamenti dedicati alla nobile arte, intesi come servizio alla comunità ed alla patria, sino al sacrificio anche della propria vita. Agli inizi degli anni 80 il generale Feliciani della divisione carabinieri Ogaden di Napoli, convocò il Magrini negli uffici del suo comando. Lo accompagnai una mattina e fummo immediatamente inoltrati alla sua presenza. Dopo i saluti di rito ed il ricordo degli anni trascorsi insieme, il Feliciani tenente ed il Magrini sergente, siamo passati in una sala attigua ove si erano adunati alti ufficiali, sotto ufficiali e personale civile della struttura militare. Il generale comandante tracciò la figura di un trascinatore del reparto operativo, nei momenti difficili della guerra, prendendo in esame l’azione compiuta a Sili con spiccate parole di elogio, augurandosi di costruire il militare di domani con le caratteristiche del sergente Magrini, finemente descritte nella motivazione allegata della medaglia al valore.

Quella mano sulla spalla

di Fausto Bolinesi

“Domenica prossima a Pompei ci sono le Cresime. Chi è il tuo padrino?” La domanda di Don Vittorio mi sorprese, ma non mi colse impreparato. Appartenevo a quella numerosa categoria di persone che si cresimano quando e perché giunge il momento di sposarsi. A questo sacramento, come agli altri, si arriva dopo aver frequentato un corso che nel mio caso il parroco che mi aveva battezzato, impartito la prima comunione e mi aveva visto chierichetto per anni, aveva saggiamente deciso di considerare già seguito. “Ve lo faccio sapere entro mezz’ora”, risposi. Lasciai la casa del parroco e dopo meno di cinque minuti ero al “Dopolavoro” dove sapevo che c’era Celestino. Era intento ad osservare quattro suoi amici che giocavano a carte. Il padrino di solito viene scelto fra i parenti o le persone che contano. Io avevo deciso di sceglierlo fra quelle che stimavo e rispettavo. Fin da piccolo lo avevo visto sempre come una persona onesta, retta, forte alla quale quel suo parlare in italiano con inflessione sarda conferiva anche un’autorevolezza maggiore. Sapevo che era malato da tempo e che la malattia sarebbe inesorabilmente proseguita, ma questo particolare rafforzava ancor più la mia decisione. Ancora oggi sono grato a Don Vittorio che involontariamente mi costrinse a manifestare quasi bruscamente quella che era una decisione presa da tempo e che avevo tenuto per me. Dissi a Celestino, infatti, che avevo bisogno di un padrino di cresima e che mi sarebbe piaciuto che fosse stato lui. Il mio poteva sembrare un ripiego dettato dall’urgenza, ma non lo era, nonostante facessi quasi crederlo per giustificare la mia richiesta. Lui lo capì e fu contento di accettare, quanto lo fui io di quella sua decisione. Della domenica successiva ricordo la bella giornata di sole, il viaggio a Pompei nella mia spartana Panda 30 e la basilica gremita di cresimandi e dei loro familiari più simili a gitanti festosi che a fedeli. Ma ricordo soprattutto i momenti in cui, in fila, avanzavamo verso il vescovo che impartiva il sacramento ai piedi dell’altare maggiore. Sulla mia spalla sentivo la sua mano forte che aveva guidato tanti cavalli lungo i pascoli e i pendii di Persano ed ora guidava anche me che su quei pendii avevo giocato e corso con gli amici d’infanzia. Mi sembrava di percepire in quel suo gesto fierezza ed orgoglio, oltre che affetto, e ne ero contento. All’uscita della basilica volle per forza regalarmi centomila lire che io non avrei voluto accettare, ma non mi sembrò giusto insistere nel rifiutarle: non avevo scelto il padrino perché ci tenevo a ricevere un regalo e lui lo sapeva, per questo me le donava col cuore. Tornammo a Persano e pranzammo a casa mia. Eravamo in quattro: i miei genitori, lui ed io. Un pranzo semplice anche perché era condizionato dalla terapia che stava praticando. Non si trattenne molto e nel primo pomeriggio tornò a casa sua. Sicuramente per lui quella giornata fu faticosa, ma non lasciò trasparire alcun disagio fisico per non turbare l’atmosfera, a conferma del suo carattere e della sua educazione che lo portava al rispetto del prossimo. Questa fu la festa, non festosa, ma sentita della mia cresima e della quale non ho neanche una fotografia. Ma l’immagine dell’espressione contenta e sorpresa del viso di Celestino quando gli chiesi di farmi da padrino, e quella soddisfatta di quando uscimmo dalla basilica al termine della funzione religiosa è bene fissata. Non su carta fotografica che con gli anni si scolora, o su supporto magnetico che il tempo smagnetizza, ma nella mia memoria. Tra i ricordi più belli e importanti.

Con “Persano nel Cuore” a Napoli alla cerimonia di Beatificazione di Maria Cristina di Savoia

Posted by on 17:43 in Eventi | 0 comments

Con “Persano nel Cuore” a Napoli alla cerimonia di Beatificazione di Maria Cristina di Savoia

Testo e foto di Maria Magrini

Sabato 25.1.2014, nella Basilica di Santa Chiara a Napoli si è svolta la cerimonia di beatificazione di Maria Cristina di Savoia, moglie di Ferdinando 2°di Borbone e madre di Francesco 2°, ultimo re di Napoli. Ad officiare la Santa Messa i Cardinali Sepe e Amato. La chiesa era gremita in ogni ordine di posto da gruppi  di persone venute da tutta Italia. I due Cardinali hanno ricordato la figura della Beata , nella sua breve vita conclusasi a 24 anni. Il popolo napoletano la venera come ” la reginella santa”, sepolta nella Basilica stessa di Santa Chiara. Dopo un lungo processo di canonizzazione, nel maggio 2013 Papa Francesco l’ha nominata Beata. Tra i numerosi presenti c’era , oltre al nostro caro amico Principe Alduino di Ventimiglia, Amedeo duca D’Aosta, Maria Gabriella di Savoia, la Duchessa D’Orleans, il Principe del Portogallo, il Principe Giovannelli e il Principe Carlo di Borbone con il quale siamo stati a colloquio parlando del Sito Reale di Persano, la consorte Principessa Camilla e le figlie Maria Carolina e Maria Chiara.  Dopo la cerimomia ci siamo trasferiti nel bellissimo e curato chiostro della Chiesa, confortati da una giornata di sole splendido come solo Napoli sa regalare.                                                                    Maria  Magrini

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