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Proverbi, Detti , Aforismi, Persanesi

Posted by on 23:43 in Segnalazioni | 0 comments

1)Come catarinéa, accussì nataléa.

Il meteo del giorno 25 novembre (Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto) sarà lo stesso del 25 dicembre (Natale).

2) ‘Ro pere se vere se cresce ‘u puorc.

(dalla grandezza del piede si può ipotizzare l’altezza di un essere vivente).

3)Pile russ e cane pezzat’ , statte accorte appen’ è nate!

( non è questo il finale, ma non era proponibile)

(attenzione, sono bizzarri e monelli )

4) Maria, Mariola,

s’è arrubbata a pummarola.

S’è fatta a ‘ nsalata,

e Maria s’è cunsulata.

(filastrocca persanese ).

 5) A Napule

fanne ‘e strummole;

a Saliern

e vanne a vennere.

Quante so’ fess’

l’uommene,

che vanne appriesse

e femmene!

( filastrocca importata da Campagna (SA)

 6) L’ommene è

ommene :

adda omnià !

( mah)

7) Robba ‘e mangiatoria

Nun vanne a confessoria.

(i peccati di gola non si confessano).

 8) A femmena valente

ropp mangiat’,

fridd’ sente.

(processo della digestione).

 9) Quanne chiove

nun mette l’acqua

e papere!

( consiglio per non fare cose inutili )

 10) Si cocrun m’ dummann:

stonc megli’ mo’ che tann’”

E si nun m’è vist nisciun’, ric’

Stò ancora riun’”

(scusa per mangiare ancora).

 11) Vogl ‘ murì sazio!

 ( alla faccia della dieta)

 12) Me so’ fatt viccio ,viccio . ( tacchino )

 ( una grande abbuffata)

  13) Mang’! Ca se no te suonne a furnara!

 (non si può andare a letto senza aver cenato)

 14) Mitt’ i pier’ int’all’acqua a sera.

 (consiglio ai bambini per aumentare la statura, da me non seguito )

 15)Palma asciutta, Pasqua ‘mbossa.

 (Le Palme – otto giorni prima di Pasqua – meteo )

 16)Sta’ stuffuso, s’ e’ mangiate i ravaiuol )

 ( viene detto di persona poco socievole )

 17 ) Puorc fuor mur

( idem come sopra )

 18) Perciata

( uscita , figura scadente )

 19) Tririca

(pettegolezzo)

 20) Visito

( cordoglio in casa in morte di persona cara o amica )

 21) A pulenta, prima t’ abbotta e po’ t’allenta

( pietanza poco sostanziosa )

 22) Scuscinato

( abbacchiato, con le ossa rotte)

 23) Frat’ e sor’ parient’ a lasc’

( parentela qualche volta in bilico)

 24) Gloria sparasse e stu’ figli’ cammenasse!

( invocazione, il sabato santo, per i primi passi del proprio bambino)

  25) Megli’ nu mal matin’ che nu mal’ vicin’

( una brutta giornata passa presto, il vicino resta)

 26) Cogliene cchiù l’uocchi che ‘na scuppettata

 ( il malocchio fa più danno di un colpo di fucile)

27) Face mulino mulino

( soggetto che macina cibo in continuazione)

28) A pasta crura face u …. maturo

( la pasta fatta in casa rassoda fortemente i muscoli posteriori)

29) Iamm’ e venimm’ che bell’ parimm’

( senza commento)

30) Ptrusine ogn’ menestr’.

( uno che sta sempre in mezzo)

31 ) Che bellezz’!

( esclamazione di disappunto)

32) Addo’ amici, addo’ parient’, n’ accattà e nu vennere nient.’

( gli affari non si fanno con i conoscenti, e soprattutto con i parenti)

33) Megl’ nu marit’ fravcatore che nu frat’ imperatore.

( ti aiuta più una persona senza mezzi che un parente stretto e benestante)

34) Signore, ti ringrazio quann ‘ a panza è sazia.

( riconoscimento, devozione)

35) Signore, ti ringrazio ca faccia p’ terra.

( come sopra)

                                                                                                                                                   Marisa Terracciano

 

Posted by on 17:40 in Eventi | 0 comments

Domenica 15 marzo soci, amici e simpatizzanti di “Persano nel Cuore” si ritroveranno a pranzo presso l’agriturismo “Corbella” di Giovanna Voria a Cicerale. Appuntamento alle ore 13.00. Per maggiori informazioni e prenotazioni, contattare Maria Rosaria Cusati ai numeri 0828 788332 e 3343037435

Riflessioni sull’8 marzo

Posted by on 15:19 in Eventi | 0 comments

Testo di Alessandra Gallotta

Le donne di Persano non hanno mai dovuto lottare per far valere una parità di genere o un rispetto che, per altre, era difficile trovare prima di tutto nella propria famiglia. Le donne di Persano sono state sempre tenute in grande considerazione sia dai padri che dai fratelli che dai mariti. E noi, fin da bambini, abbiamo respirato quest’aria e siamo cresciuti in questa prospettiva. Le nostre madri erano si gli angeli del focolare, ma il loro ruolo è stato sempre di perfetta parità nella famiglia. I nostri padri, che io ricordi, non alzavano la voce con loro. Abbiamo avuto l’esempio di genitori che si confrontavano, che dialogavano, che si consultavano, pur nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Le nostre madri non “lavoravano”, ma sono state attente ed oculate amministratrici dei beni familiari. Il che ci ha permesso di studiare e di farci strada nella vita con le nostre sole forze. Ancora oggi le esperienze di amiche, le cui confidenze su violenze fisiche e verbali subite mi fanno pensare a come la nostra formazione sia stata diversa, mi ritrovo a dire a me stessa che il nostro piccolo mondo era sano: Che essere persanesi identifica un modo di essere, di pensare e di vivere, alla cui base c’era il rispetto e l’affetto, la condivisione di spazi fisici e mentali che escludevano qualunque forma di sottomissione o di dipendenza. Uguali eravamo e uguali siamo di fronte alla vita, alle sue gioie e ai suoi insulti, ed entrambi li affrontiamo come ci è stato insegnato dall’esempio dei nostri genitori.

Per la Giornata della Memoria

Posted by on 20:46 in Eventi | 0 comments

DA “NUVOLE”

di Alessandra Gallotta, per la Giornata della Memoria.

 

Quando il fato la chiama, la Morte deve obbedire e tagliare il filo della vita. Non lo fa volentieri il suo lavoro, cui è stata chiamata da … non lo sa nemmeno lei … forse da Dio stesso, perché Dio, il Dio a cui si rivolge, la guarda nelle orbite vuote e le dice che così deve essere. Perché la sua libertà l’uomo la paga ogni giorno e perché sia degno di essere chiamato UOMO, gli ha donato IL LIBERO ARBITRIO; dal momento che ben conosce la differenza tra il bene e il male, deve saper scegliere come vivere e come morire. Lei va e taglia, recide e raccoglie quei fili e li consegna a Dio, senza che un fremito la scuota. Ma quando ha dovuto fermare la vita di quei bambini, quelli con la testa rasata e la croce gialla sul petto; quelli inghiottiti dal mare, con i polmoni colmi d’acqua e di petrolio; quelli sepolti dalle macerie delle bombe; quelli che la fame e le malattie le hanno imposto di tagliare, allora la sua mano ha tremato e ha pianto senza ritegno. E nel consegnare a Dio quei germogli di primule, lo ha guardato con durezza, mentre un muto rimprovero si poteva leggere sul suo volto scheletrico.

Il racconto “Amicizia fra le fragole” di Antonino Gallotta primo classificato nella sezione Narrativa e Saggistica al “Premio Nazionale Paestum”

Posted by on 22:29 in Eventi | 0 comments

Il racconto “Amicizia fra le fragole” di Antonino Gallotta primo classificato nella sezione Narrativa e Saggistica al “Premio Nazionale Paestum”

Testo e foto di Fausto Bolinesi

Il 21 dicembre 2014 il nostro presidente Antonino Gallotta è stato ancora premiato dall’ “Accademia Paestum” di Salerno in occasione della cinquantacinquesima edizione del “Premio Nazionale Paestum”, che si è svolta nella splendida cornice del Palazzo vanvitelliano a Mercato San Severino. Il racconto “Amicizia fra le fragole” ha vinto, infatti, il primo premio nella sezione Narrativa e Saggistica. Nella edizione del 2012 Antonino Gallotta aveva vinto il terzo premio con il racconto “Le scarpe con le centrelle”. La manifestazione è stata patrocinata dal Ministero dei beni e per le attività culturali, dalla Regione Campania, dalla Provincia di Salerno e dalla Città di Mercato San Severino. Al nostro presidente le congratulazioni e gli auguri di tutta l’Associazione per l’importante riconoscimento. Pubblichiamo questo fresco e delicato racconto in anteprima a beneficio di tutti, ma soprattutto dei “persanesi” che rivivranno un’epoca della loro vita nei loro ricordi o, se più giovani, rimpiangeranno un’epoca vissuta solo attraverso i racconti dei loro genitori o dei loro nonni. SONY DSC

Amicizia tra le fragole

Tutti i giorni la corriera militare partiva da Persano per accompagnare i ragazzi a scuola, a Eboli . La distanza è di circa 12 km e allora il mezzo militare impiegava una buona mezz’ora. Fu una novità quell’anno perché precedentemente il servizio scolastico era assolto da una carrozza trainata da due cavalli. Lo stesso percorso durava di più e con maggiore disagio. Ad esempio sulle salite si scendeva a terra per aiutare i cavalli ad avanzare. Il conducente era un vecchio cocchiere di casa Savoia, custode delle antiche carrozze del Real Sito, create dai calatafari del periodo aureo borbonico. Si era nel mese di maggio dei primi anni ‘ 50 e l’anno scolastico di 3° Media stava per terminare. Avevo studiato bene , con buon profitto , per cui avrei meritato la promessa di mio padre di partecipare in gruppo alla transumanza sulle montagne di Mandranello di Padula, alla ricerca dei pascoli freschi e delle acque pulite. Il branco di cavalli e buoi era pronto per la partenza prevista verso la metà di giugno. Già si vociferava che quella sarebbe stata l’ultima transumanza sugli Alburni conseguenza della perdita delle terre a favore dei contadini, che le reclamavano con forza, per risolvere problemi occupazionali, questione nazionale semi risolta con la famosa legge di Riforma Agraria. Alla partenza i sei butteri si predisposero ad avviare la mandria lungo i tornanti della statale del Vallo di Diano sostando solo a Galdo Cosentino, per l’abbeverata lungo il Tanagro. A me toccò il posto a “ cassetta “sul carro bagagli tra la scorta dei viveri per il personale , sufficienti per un mese , per poi attendere i nuovi rifornimenti. Nei percorsi in piano montavo a cavallo, una grigia paziente ma sempre all’erta, di nome Reziosa, bimeticcio orientale da Tancredi, stallone di punta dell’allevamento governativo della razza di Persano. La sosta notturna avveniva a Sala Consilina, nei locali dell’antica stazione di posta e cambio cavalli. Cena frugale e dormiveglia su una balla di fieno, sotto il cielo stellato delle terre amiche. Il giorno successivo , dopo aver percorso circa 110 km., l’arrivo nella vallata di Mandranello, con la visione dei paesini in festa attraversati , animati dalle donne in costume che facevano ala, trattenendo i bambini eccitati dal percorso rumoroso di tanti cavalli. In alcune contrade il passaggio degli animali era salutato da suonatori di strumenti paesani con motivi allegri e coinvolgenti. Giunti alla base si dava corso alla sistemazione logistica , provvedendo in particolare ad assicurare benefici alla mandria. Il mio tempo trascorreva con le passeggiate a cavallo e la lettura dei libri che avevo portato con me. Una mattina sono uscito dal casone con l’intenzione di raccogliere fragole lungo il viale che portava al cancello della tenuta. Da un punto lontano vedo arrivare una macchina, era una Balilla, ma non riuscii a riconoscerne gli occupanti. Feci presto ritorno, trattenendomi nella camera che occupavo con mio padre e mio zio, in attesa del pranzo che preparava con gusto il buttero Matteo. A un tratto ho sentito dei singhiozzi che provenivano dalla stanza accanto, che sapevo nella disponibilità del sottufficiale addetto alle matricole cavalli, giunto da poco in compagnia della figlia Margherita. In quel momento ho ricordato che a Persano, circa tre mesi prima, vi era stato un lutto molto sentito dalla piccola comunità. Margherita aveva perduto la madre per una grave malattia. La sera, al desco comune, il maresciallo mi chiese di raccogliere delle fragole per la figlia e al tempo stesso di farle un po’ di compagnia. Al mattino mi sono organizzato e sono partito per la zona boscosa dove speravo di trovarne. Nonostante l’impegno riuscii a raccoglierne soltanto un fondo di cestino, poche anzi pochissime. CorsI dai butteri e al primo che incontrai chiesi di indicarmi dove avrei potuto fare tante fragole. Antonio Albano sorridendo mi consigliò di seguire le fattrici con i puledrini che avessero le labbra rosse, colorate come il raro frutto. Il consiglio andò a buon fine. Complice il cestino di fragole, parlavo con piacere con Margherita che aveva le cadenze fiorentine delle parti di dove era nata. Mi raccontava della sua mamma, delle sofferenze, dell’angoscia che la prendeva, specie di sera, per la sua assenza. Non avendo esperienza, provavo ad incoraggiarla e le proponevo di vivere all’aperto. Iniziammo a trascorrere buona parte del tempo passeggiando per i sentieri alberati della vasta tenuta, ricca di oltre 400 ettari di terreno vario, circondati dalla catena dei monti Alburni. In mezzo alla mandria Margherita sorrideva, incantata ad osservare le evoluzioni dei puledrini, ricevendo messaggi di tranquillità dai silenzi montani, lontani dal primo centro abitato che distava oltre 10 km. Era evidente il sollievo al suo animo turbato. A fine luglio scadeva per entrambi la permanenza a Mandranello. Il giorno prima della partenza programmata abbiamo camminato più del solito, prendendo per il tratturo “ dei bovi “. In un punto coperto da alberi di alto fusto, con i raggi del sole impenetrabili a rischiarare il nostro percorso, Margherita ha stretto la mia mano, in segno di protezione. Alla fine ci siamo seduti su una panca di abete ad osservare i butteri in lontananza che sonnecchiavano sull’inforcatura della sella, mentre il mio cuore batteva veloce. Giura che mi sarai sempre amico, dice , con un sottile ago in mano, prendendomi il dito medio della mano sinistra. Ho lasciato fare, ha bucato il mio polpastrello e lo ha avvicinato al suo, che aveva già la goccia di sangue sospesa. Patto forte che stava a significare l’impegno a rispettare una salda amicizia nata sui monti del Vallo di Diano nel contesto di un inconsolabile dolore famigliare. Tornati a Persano, risucchiati dalla quotidianità ricca di fermenti giovanili, l’ho rivista poche volte. Il torrente della vita origina canali diversi. Molto tempo dopo l’ho saputa in America ad insegnare lettere italiane in una prestigiosa Università. A me è rimasta nel tempo la presunzione di aver contribuito, in un momento delicato, con le poche risorse della mia età , a farle ritrovare un po’ di pace e serenità. 

                                                                                                                                             Antonino Gallotta

Il nostro Natale

Posted by on 00:36 in Eventi | 0 comments

Quell’odore di muschio nel Presepe

e l’asparagina,

i re Magi a cavallo

e la farina

a segnare la via,

senza luci colorate

nella grotta

povera si,

ma nella poesia più pura del Natale

per noi splendeva

ricca della magia del luogo

e del momento.

Ci proteggeva, quasi un manto,

quel cielo stellato

che la tramontana rendeva più terso.

In ogni casa un fuoco acceso,

e gli stessi profumi avvertivi dovunque,

e ovunque si aprivano per noi

porte e affetto:

figli di tutti, fratelli eravamo

e ancora lo siamo

se un aroma che arriva da lontano

può aprirci il cuore ai ricordi

e alla nostalgia di un non smarrito candore.

Mai scompare

quello che dentro ci vive.

 

Auguri a Persano nel cuore e a tutti coloro che vi si riconoscono

 

                                                                                           Alessandra Gallotta

 

 

Pranzo sociale e auguri di Buon Natale: le immagini.

Posted by on 22:33 in Eventi | 0 comments

Pranzo sociale e auguri di Buon Natale: le immagini.

Testo e foto di Fausto Bolinesi

Si sapeva che il giorno non era il più adatto perché troppo vicino al Natale e molti soci e amici avevano impegni familiari, tuttavia per una serie di motivi non è stato possibile anticiparlo, né opportuno posticiparlo. Ci siamo così ritrovati a Villa Amelia, un posto elegante e al tempo stesso accogliente e familiare, in numero non proporzionato all’effettivo numero di soci e simpatizzanti. Numero non imprevisto perché, come detto, molti ci avevano già preannunciato l’impossibilità, loro malgrado, di essere presenti. Ma siamo stati bene, anzi benissimo, ugualmente. Complice, come detto, l’atmosfera calda ed elegante del ristorante e del servizio inappuntabile, complice la bellissima giornata di sole che si apprezzava anche dall’interno attraverso l’ampia vetrata della sala. Ma complice soprattutto il nostro avere “Persano nel Cuore” che ci fa godere appieno del piacere che proviamo nel ritrovarci. E non ci riferiamo solo a quanti di noi si conoscono da anni, ma ai nuovi amici che oramai sono parte integrante dall’Associazione, come Eugenia, Anna, Enzo, Gerardo, tanto per fare qualche nome. E’ bello rivedersi, è bello stare insieme e ogni volta che capita, facciamo il pieno di serenità e di amicizia. Ed ad ogni incontro capita sempre di ricordare chi non ha potuto partecipare perché momentaneamente impedito e chi purtroppo non c’è più, ma continua ad essere con noi: questa è la peculiarità, la bellezza della nostra Associazione. Di solito pubblichiamo una selezione di immagini che documentano le nostre iniziative, ma questa volta non operiamo alcuna selezione. L’atmosfera era così familiare, piacevole, tranquilla e serena, che abbiamo deciso di pubblicarle tutte, anche se alcune sono molto simili e lo stesso soggetto è ripreso più di una volta. Chiudiamo in serenità un anno che, basta leggere i giornali o seguire i telegiornali, è stato difficile per tutti. Lo chiudiamo con quella serenità che ci aiuta a superare questi momenti difficili e che nasce dalla consapevolezza di far parte della grande famiglia di “Persano Nel Cuore”. Buon Natale, Buon Natale a tutti!

Quell’antico suono di ciaramella

Posted by on 16:22 in Accadde a Persano... | 0 comments

Quell’antico suono di ciaramella

Testo di Fausto Bolinesi

Siamo gli zampognari”. Un moto quasi di fastidio e di imbarazzo ha attraversato, in misura più o meno evidente, tutti noi che da poco avevamo finito il pranzo. Il tempo intercorso tra l’annuncio al citofono e il temuto suonare del campanello sulla porta di casa, è stato occupato a discutere sulla tattica da usare per evitare quell’intrusione: non aprire affatto, dire che c’era qualcuno che dormiva, dire che non si era interessati punto e basta. Ma quando hanno suonato alla porta, sono saltati tutti i piani e, stranamente più divertiti che arrabbiati, li abbiamo fatti entrare e ci siamo messi intorno all’albero, per la verità noi un po’ nascosti da questo, rassegnati ad ascoltarli: un giovane che suonava la ciaramella e un anziano la zampogna. Ci nascondevamo perché quel suono squillante, improvviso, quasi stridulo della ciaramella ci faceva ridere. Poi, per non sembrare scortesi, ci siamo spostati e abbiamo incrociato lo sguardo, serio, degli zampognari e quel riso a fatica trattenuto è diventato il sorriso di un’emozione improvvisa, inaspettata …piacevole. Abbiamo risentito il suono delle ciaramelle e della zampogna che puntualmente annunciavano e accompagnavano i Natale della nostra fanciullezza e della nostra adolescenza, quelli con meno luci ma, almeno nei nostri ricordi, più luminosi. I Natale in cui la cometa era una stella che brillava di luce propria e non un pianeta che rifletteva quella di vetrine e di spot televisivi. Erano i Natale in cui quando si sentiva bussare alla porta, peraltro sempre aperta, si correva ad aprire con la curiosità e il piacere di vedere chi fosse e non con l’infastidito timore di trovarsi di fronte a venditori, imbroglioni o “testimoni di Geova”. Gli zampognari venivano nel primo pomeriggio ed entravano in tutte le case così che dall’intensità del suono che man mano aumentava, sapevamo in quale famiglia si trovassero in quel momento e potevamo prevedere con esattezza quando avrebbero bussato alla nostra porta. Li vedevamo circondati da un alone di mistero, ci portavano gioia più che allegria e guardavamo con curiosità quegli strumenti, in particolare la zampogna che ci sembrava buffa anche nel nome. Non sapevamo da dove venissero effettivamente, né in fondo ci interessava saperlo: ci piaceva credere che fossero partiti da un piccolo paese dell’appennino innevato. Sicuramente ricevevano offerte in denaro, ma ci pare di ricordare anche che accettavano un bicchiere di vino o qualcosa da mangiare. Suonavano la cosiddetta “novena di Natale” per cui il “Tu scendi dalle stelle” lo sentivamo per nove giorni di seguito in casa nostra e dalle abitazioni vicine. E’ lo stesso che, riascoltato per novanta secondi oggi, ci ha fatto risentire i canti che credevamo dimenticati e che invece abbiamo scoperto essere dentro di noi, come lo sono i ricordi e le sensazioni che Persano lascia in chi ci ha abitato o semplicemente lo ha conosciuto. Il riaffiorare improvviso di quell’antico suono di ciaramella, che ha trasformato una risata trattenuta in un sorriso emozionato, ci ha fatto capire che quei Natale della nostra adolescenza non sono scomparsi, ma vivono ancora con noi. Come Persano.

Il Natale a Persano era il profumo di mandarini…

Posted by on 08:09 in Eventi | 0 comments

Testo di Fausto Bolinesi

Il Natale a Persano era il profumo di mandarini e l’odore di broccoli e di zeppole che le mamme e le nonne friggevano quando i bambini erano a letto, perché la tradizione (o la prudenza) voleva che i bambini non dovessero assistere. Erano le mani screpolate dal vento di tramontana quando raccoglievamo il muschio per il presepe della chiesa, che a noi sembrava grandissimo. Era l’albero di Natale autarchico, naturale, quasi mai d’abete, che di quello tradizionale natalizio non aveva forse la forma, ma di certo l’anima. Era la semplice e sentita cena della vigilia, nella quale non dovevano mancare il baccalà, le olive e i broccoli lessati conditi con olio e limone. Erano i “grandi” che giocavano a carte alla “bestia” o alla “stoppa” fino al mattino nel “Dopolavoro”. Era la Messa della notte di Natale, il freddo, l’odore dell’incenso, la bella voce di Don Vittorio. Era il pranzo di Natale, quello sì, ricco: la pasta al forno, quella vera, ricca di pezzetti di uova sode, salame, mozzarella, polpettine. Era lo sfrigolio della fiamma della candela accesa quando piegavamo fra le dita le bucce dei mandarini facendo schizzare sulla fiamma stessa il liquido in esse contenuto creando così dei mini-lanciafiamme. Ma era anche la paura che avevamo noi bambini dei lupi mannari: una tradizione che faceva a cazzotti con la fede oltre naturalmente che la logica, secondo la quale diventavano tali coloro che nascevano la notte di Natale. Natale era “solo” questa atmosfera, non era una festa di luci e di regali. Quelli non li trovavamo sotto l’albero, ma sotto il camino perché li portava la Befana il sei gennaio, così che la festa dell’attesa si prolungava fino a quel giorno. Il Natale a Persano era un sentimento intimo e al tempo stesso collettivo di festa, di arricchimento interiore al quale partecipava lo stesso Persano che non consideravamo una località, ma un’entità animata, un membro della nostra famiglia. Anzi il capo di una grande famiglia che questa festa rendeva ancora più unita: Persano non festeggiava il Natale, ma era il Natale che festeggiava Persano…

Buon Natale, buon Natale di pace e di serenità a tutti.

Domenica 21 dicembre pranzo sociale della nostra Associazione

Posted by on 23:01 in Eventi | 0 comments

Domenica 21 dicembre alle ore 13,00 a Giffoni Valle Piana si terrà il pranzo sociale della nostra Associazione presso Villa Amelia in via Europa, 17  (Costo 17 €). Con l’occasione ci scambieremo gli auguri natalizi e il nostro presidente Antonino Gallotta illustrerà i progetti futuri dell’associazione. E’ prevista anche la visita alla  XIX Mostra Internazionale d’Arte Presepiale  presso il Monastero San Francesco di Giffoni Valle Piana: ingresso previsto alle ore 11 (Costo del biglietto 2.50 €).
 Per maggiori informazioni e prenotazioni contattare Maria Rosaria Cusati ai numeri 0828 788332 e 3343037435