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Il prossimo 12 maggio gita a Vibonati e Maratea
Il prossimo 12 maggio gita a Vibonati e Maratea.
Ore 7:30 : Partenza da ALBANELLA
Ore 8:00 : Partenza da Eboli calzature del Popolo
Ore 9:45 : Arrivo a Vibonati
Ore 10:00 : Inizio visita al museo
Ore 12:00 :Partenza per. Maratea
Ore 13:00 :Pausa pranzo presso il Ristorante “Piccolo ranch”
Ore 15:30 :Visita al Redentore
La quota individuale di partecipazione è di €. 50,00: la metà va versata all’atto della prenotazione e la restante somma avverrà sul pullman.
La quota comprende: viaggio in bus G.T., ingresso al museo, pranzo al ristorante, varie ed eventuali.
Prenotazione entro il 2 maggio con il versamento di un acconto di euro
25,00 sul seguente Iban IT29O3608105138245382145396 intestato ad Antonio Magrini
Per prenotarsi, comunicazioni e richieste di informazioni rivolgersi a
Maria Rosaria Cusati 334 303 7435
Come iscriversi a “Persano nel Cuore”
“Persano nel Cuore” è una libera associazione culturale senza fini di lucro la cui forza è data dal numero e dall’impegno dei suoi soci. Possono iscriversi all’associazione non solo i persanesi di nascita o di adozione, ma tutti coloro che “si sentono” persanesi e come tali hanno, appunto, “Persano nel cuore”. Il costo annuale della tessera è di 20 euro per il Socio ordinario e 10 euro per il Socio junior
Socio ordinario è chi ha un’età uguale o superiore a 18 anni
Socio junior è chi ha un’età inferiore a 18 anni
Per iscriversi, compilare il modulo (clicca qui per scaricarlo) e versare la quota associativa tramite bonifico ad Antonio Magrini codice IBAN IT29O3608105138245382145396 specificando nella causale “Quota associativa Associazione Persano nel Cuore” (Nota bene: la prima lettera dopo IT29 è la vocale O maiuscola, non uno zero. Ricordarsi di specificare come beneficiario Antonio Magrini))
Il modulo di iscrizione compilato e firmato va inviato, preferibilmente a mezzo posta elettronica, a Giovanni Addis gianniaddis@gmail.com Tel. 3290186300
In alternativa si possono consegnare a mano la copia cartacea del modulo compilato e firmato e la quota associativa
Una tavola rotonda che ha acceso le speranze
Di Fausto Bolinesi
C’erano tutti: politici, o i loro rappresentanti, dei comuni interessati, della Provincia, della Regione e dello Stato. C’erano i rappresentanti di Enti e Associazioni di volontariato. Nei discorsi anche la volontà di valorizzare ancora di più Persano e il suo territorio e renderlo fruibile a un pubblico sempre più vasto perché, da ricchezza culturale, possa diventare anche ricchezza economica. Alle parole ora speriamo che seguano i fatti. Più di un relatore si è detto emozionato di trovarsi in quel luogo e in quel contesto. Figuriamoci noi che in quel luogo abbiamo avuto la fortuna di esserci nati e vissuti. Ma la nostra emozione era diversa: nasceva dalla consapevolezza, che speriamo non diventi illusione, che finalmente vengano unite le forze per realizzare quello che era lo scopo per il quale abbiamo dato vita, oltre un decennio fa, a “Persano nel Cuore”. In questi anni, come si può facilmente constatare visitando il nostro sito internet www.persanonelcuore.it , senza chiedere né ricevere alcun contributo economico da enti pubblici, abbiamo realizzato eventi e iniziative che avevano lo scopo di non fare spegnere la luce su Persano. L’abbiamo tenuta accesa e se oggi Persano, finalmente, è sotto i riflettori, ci si perdoni la presunzione di prenderci parte del merito. Naturalmente siamo grati a tutti i partecipanti a questo convegno e, per tutti, ad Alessandro Manna che con la sua Associazione ben strutturata può dare un contributo importantissimo per realizzare quelle che per il momento sono aspirazioni ma che speriamo possano divenire progetti realizzati. Tra questi, come ha ricordato il presidente Antonio Magrini nel suo intervento, una rievocazione storica sulla nascita della Razza persano, ovviamente da tenere a Persano; una riproposizione della transumanza con la quale ogni anno a inizio estate, fino al 1954, i butteri portavano i cavalli dai pascoli di Persano a quelli di Padula di Mandranello; la rappresentazione della festa della Marchiatura. Progetti che, al di là del coinvolgimento di associazioni ed enti locali, per la loro realizzazione necessitano della collaborazione fondamentale dei militari. Collaborazione che del resto non è mai mancata. Il padrone di casa, l’attuale custode del Palazzo reale, il Colonnello Enrico De Palo, ha tenuto a precisare che l’ordine di “aprire” il Palazzo a chi fa richiesta di visitarlo è venuto dall’alto, dai superiori. E’ vero, ma quella che abbiamo trovato, in lui e nei suoi predecessori, non è stata la conseguenza della semplice obbedienza a un comando, ma una disponibilità e una sensibilità che non possono essere che personali. Lo stesso vale per i collaboratori come il capitano Manuela Di Iorio e il luogotenente Ezio Chiaino. Cortesia, educazione, rispetto e professionalità che del resto abbiamo sempre trovato in tutto il personale addetto al controllo e alla sicurezza. In questa occasione c’è stato un particolare che ci ha particolarmente e piacevolmente sorpreso: è stato fatto trovare acceso il camino che c’è nella saletta di accoglienza adiacente ai saloni di rappresentanza. Siamo restati immobili per qualche secondo ad osservare quella fiamma, a godere del tepore emanato e del lieve odore della legna che bruciava e ci sono tornati alla mente i camini e le stufe a legna della nostra infanzia e della nostra adolescenza persanese. Quei camini e quelle stufe che, nei nostri ricordi, non si sono mai spenti.
Ferdinando IV e Francesco Celebrano nel Sito Reale di Persano
Di Giovanni Pisano
Il pittore e scultore Francesco Celebrano nacque a Napoli nel 1729 e ivi morì il 22 giugno 1814. Seguace di Francesco De Mura e allievo del vecchio Solimena, lavorò più volte al servizio della corte borbonica nella Reggia di Caserta e nella reale tenuta di caccia di Persano. Gaetano Filangieri (1752-1788) riporta che Celebrano dipinse episodi di cacce reali nella galleria del palazzo reale di Persano¹. Come pittore di camera del re verrà incaricato delle decorazioni di alcuni dei casini reali, a Venafro e Persano. Già nel 1766 era stabilmente al servizio di Ferdinando IV e due anni dopo, in occasione delle sue nozze, progettò carri allegorici. Fu direttore dei Modellatori della Real Fabbrica di porcellane di Capodimonte, fu anche Maestro delle Reali Artiglierie e del Genio, nonché pittore di famiglia del Re Ferdinando IV di Borbone e autore di una vasta produzione presepiale.
Questo articolo tratta di due opere dell’artista:
- Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, olio su tela, 158x259cm, Napoli, Museo di San Martino (foto 1);
- Maria Carolina di Borbone alla caccia del cinghiale, olio su tela, 121x154cm, Madrid, Museo del Prado (foto 2).
La prima tela con Ferdinando IV su un cavallo bianco e la seconda con la regina Maria Carolina nella carrozza con il suo seguito.
Nel 1976 Giancarlo Alisio in Siti Reali dei Borbone riportava che la tela della foto 1 era denominata M. Foschini, caccia al cinghiale di Ferdinando IV, Napoli, museo di Capodimonte. In quel periodo la tela era a Capodimonte ed era stata attribuita al pittore Michele Foschini, nato a Guardia Sanframondi nel 1711. La sua attività di pittore, tra l’altro, era volta a riprendere le manifestazioni ufficiali della corte borbonica.
Secondo Nicola Spinosa le due tele sono state dipinte da Francesco Celebrano in pendant, negli anni Settanta inoltrati del XVIII secolo, in quanto presentano un’armonica o simmetrica corrispondenza.
Le due tele hanno molto in comune:
- la scena di caccia al cinghiale in primo piano e sullo sfondo i monti, che paiono appena abbozzati forse coperti da una fine nebbia;
- il cavallo imbizzarrito che disarciona il cavaliere e lo lascia a terra ferito, correndo verso la selva;
- dietro il cavaliere disarcionato, un cavaliere incita gli altri a rincorrere i cinghiali;
- il cavaliere visto di spalle con il vestito rosso sul cavallo nero;
- scena di caccia ricca di personaggi raffigurati con colori vivaci e dovizia di particolari;
- cani in gran numero che inseguono i cinghiali e tanti contadini che tengono a freno i loro cani pronti a rincorrere la preda;
- la caccia grossa al cinghiale è rappresentata al modo di Pallieser, la caccia equestre a inseguimento con quattro cavalieri al galoppo armati di lancia e preceduti dalla muta di cani all’inseguimento del cinghiale che veniva spinto nella trappola².
La pratica della caccia aveva nella mentalità dell’epoca un valore storico analogo a quello delle antiche res gestae riportate nelle Cronache delle vite dei re. La caccia grossa è un esercizio corporale che per i re e i principi è più importante di qualsiasi altra cosa. La caccia è un ritratto della guerra. La passione per la caccia di Ferdinando IV era espressione tangibile delle deliciae principis a scapito della felicitas populi imposta dal re. La caccia del re non rappresenta solo una forma personale di deliciae principis ma deve essere vista come atto di legittimazione di un codice principesco radicato nella tradizione. L’allevamento di cavalli e di cani di razza era uno status symbol della nobiltà. Le cacce reali rappresentavano anche un cospicuo provento per il Sito Reale di Persano formato dai comuni di Serre, Postiglione e Controne. A ricordarlo è Antonio Maria Fragetti (1858-1927), nipote di Giuseppe Fragetti (1756-1815) di Postiglione, medico per circa 30 anni del Real Sito di Persano, regnante Ferdinando IV. Nella memoria popolare è ricordato come medico dei Reali. Antonio Maria Fragetti nelle sue memorie scriveva: Tra tutti i preparamenti però più quello che metteva pensiero di fare attuare si era di scrivere ai sindaci e governatori dei tre paesi del Sito reale: Serre, Postiglione e Controne, di nominare i regii canettieri. Questa carica consisteva in nominare delle persone, a cui davasi un tanto al giorno dalle tre università o regie Terre, anzi dette, perché dovevano aver cura di raccogliere e menare a Persano quanti più cani avessero potuto trovare. Erano così destri quei regi canettieri in acchiappare i cani, in ammansirli, ligarli e condurli con esso loro, che pare cosa incredibile. Nessuno trovava difficoltà nel dare il proprio cane al sentire il nome del re: anzi gli stessi padroni di quei cani amari e feroci avevano l’obbligo di condurli essi stessi. Cotanto straordinario numero di cani – alle volte – perfino a 300³…
La caccia grossa alla Pallieser si praticava nei siti reali ove vi erano molti cinghiali, daini, caprii, cervi. La caccia al cinghiale che si svolgeva a Persano è menzionata in diverse lettere che Vanvitelli scriveva al fratello Urbano e anche da altri personaggi.
Vanvitelli, durante la sua permanenza a Persano dice: Il Re dunque à fatto oggi 47 cinghiali, 8 caprii, una gran cerva cornuta; per parte sua à ammazzato 19 cinghiali e una volpe4.
Non è casuale che l’Inverno (foto 3), l’ultimo dipinto del Ciclo delle quattro stagioni, l’opera più importante di Hackert, rappresenti Persano con lo sfondo degli Alburni innevati. Questa tela è un omaggio alla caccia, ritrae la cacciagione divisa in tre mucchi: nel primo i cinghiali, nel secondo i cervi, nel terzo i daini.
E’ noto che per lo spostamento e la permanenza del re e del suo numeroso seguito, circa 1500 persone, occorrevano strade comode e spaziose. E specialmente a Persano, ove si cacciava d’inverno, le cacce reali, come riferisce Hamilton, erano spedizioni quasi militari. Compiacendosene, spiegava al nipote: … vi sono giorni in cui abbiamo nella macchia non meno di mille uomini e ottocento cani, e s’adoprano tamburi, corni e granate per snidare i cinghiali dalle loro impenetrabili tane …
Vanvitelli dice: Il Re uccise 21 cinghiali e 3 caprii. A Persano c’è pure il Marchese Tanucci, che il 20 dicembre 1757 scriveva all’amico Viviani: Siamo in Persano e troviamo cinghiali infiniti. Il Re ha voluto ch’io vada a caccia con lui. E’ un bosco più vasto di quello di San Rossore; pieno d’acque come quello, e tra due fiumi e il mare5…
Persano era uno dei siti reali ove la selvaggina abbondava ed in particolare i cinghiali. In questo sito la selvaggina veniva menata nelle sei mene nominate e rappresentate nella Pianta del R. Bosco di Persano coll’indicazione delle sei mene stabilite da S.M. (D.G.) in aprile del corrente anno per la caccia de’ Cinghiali del venturo anno 1825 (foto 4). La caccia è quella del 1825 mentre la pianta è del 18246, l’anno precedente.
Le mene, riportate sulla pianta, erano dei territori recintati, ove si menavano o si spingevano avanti le bestie o è più giusto dire che qui veniva tenuta la selvaggina per essere cacciata al momento dovuto. In ogni mena il re teneva una posta e un’altra di emergenza, nel caso in cui il vento fosse sfavorevole. La posta del Re era situata in un angolo a cul de sac7.
Prima con i re Borbone e poi con la Scuola politecnica e militare di Gioacchino Murat, la cartografia del regno ebbe un grande sviluppo. Durante quel periodo vennero realizzate, per uso di caccia, tra le tante piante topografiche, anche quella della Real Caccia di Vespariello e Canneto del 1752-578 e quella di Persano e Difesa Scanno del 18249.
Confinanti con Persano, Casa Reale aveva diversi territori in fitto o di proprietà: Panno e Difesa de’ Preti nel comune di Serre, Difesa Scanno nel comune di Altavilla Silentina, Vespariello e Canneto e il Real Bosco di Lago Rosso (foto 8-9) nel comune di Postiglione. Insieme formavano un territorio adibito alla caccia di circa 6.500 ettari, pari a 65 kmq, mentre il Sito Reale di Persano, formato da Serre, Postiglione e Controne, esteso 121kmq, rappresentava il sito reale tra i più vasti del Regno. La località Panno di Serre è ancora oggi delimitata da cippi confinari lapidei con incisa la scritta C.R., appunto Casa Reale (foto 5). Sulla pianta (foto 6) è riportata la strada che da Altavilla viene al Real Bosco di Lago Rosso.
I luoghi ove sono state realizzate le due tele sono ancora sconosciuti, scoprirli è il compito che mi sono assegnato.
I luoghi rappresentati nelle due tele sono individuabili solo ricercando nel paesaggio naturale della tela i monti che hanno i lineamenti tracciati dal pittore e non attraverso la scena di caccia che ritengo sia di fantasia.
Osservando i monti che circondano la Piana del Sele, territorio ove si trova Persano, ho notato che nella catena dei monti Picentini vi sono tre vette allineate (foto 7), simili a quelle raffigurate da Celebrano.
La vetta più vicina al pittore è Monte Croce ed è alta 1112m, la seconda Fili della Croce è di 1064m e la terza Pizzo Corno è di 1094m; tutte e tre fanno parte dei Monti Picentini e si trovano nel comune di Campagna (foto 9).
Dai fogli 468 Sez. II, III e IV della Carta d’Italia IGM in scala 1:25.000 del 1995, risulta che nel comune di Postiglione vi è la località Lago Rosso (foto 9) e non vi è più il Bosco di Lago Rosso, che invece è raffigurato sulla tavolozza 19 incisa da Giuseppe Guerra nel 1809. Su quest’ultima vi è la strada che da Salerno-Battipaglia-Eboli passava proprio per il Bosco di Lago Rosso (foto 8), una volta luogo di caccia dei re Borbone.
I rapporti di caccia fra il 1760 ed il 1773 ci informano che quella del primo maggio del 1760 si svolse nelle riserve di Lago Rosso, Difesa de’ Presti e del Vespariello10.
Le cacce ripresero il 6 gennaio 1780 e durarono ininterrottamente fino al 17 gennaio. Di queste giornate, vale la pena menzionare la battuta di caccia del 9 gennaio a Lago Rosso, per il numero dei cacciatori e la quantità di capi uccisi che compresero ben 20 cinghiali, 50 scrofe, 9 caprie (capre), 3 daini e 6 volpi11.
Il periodo 1760-80 durante il quale si svolsero le cacce a Lago Rosso corrisponde a quanto afferma Spinosa, il quale sostiene che le due tele siano state dipinte negli anni Settanta inoltrati del XVIII secolo.
Quindi, tornando alla foto 1, per l’abbigliamento decisamente invernale indossato dai personaggi, per la stagione invernale durante la quale la corte veniva a Persano, per la caccia alla Pallieser che si praticava anche a Persano, per la presenza di cinghiali infiniti, per le tre vette allineate, per l’affermazione del Filangieri che così recitava: il Celebrano dipinse episodi di cacce reali nella galleria del palazzo reale di Persano, per il fatto che Lago Rosso è stato Sito di Caccia Reale dei Borbone, sostengo che il punto di vista della tela Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, era nel Real Bosco di Lago Rosso (foto 7) nel comune di Postiglione. Attualmente la località si chiama semplicemente Lago Rosso in quanto il bosco non c’è più.
Circa il paesaggio raffigurato nella tela Maria Carolina di Borbone alla caccia al cinghiale, affermo che non appartiene al territorio della Piana del Sele e pertanto è da ricercare altrove.
Foto 1 – Francesco Celebrano, Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, olio su tela, 158x259cm, Napoli, Museo di San Martino |
Foto 2 – Francesco Celebrano, Maria Carolina di Borbone alla caccia del cinghiale, olio su tela, 121x154cm, Madrid, Museo del Prado |
Foto 3 – J. P. Hackert, Inverno, Caccia nella riserva di Persano e vista sugli Alburni, 97,9×64,7cm, 1784/85, Museo Nazionale Norimberga |
Foto 4 – Pianta del R. Bosco di Persano coll’indicazione delle sei mene stabilite da S.M. (D.G.) in aprile del corrente anno per la caccia de’ Cinghiali del venturo anno 1825, 64x46cm, Biblioteca Nazionale Napoli |
E’ la prima volta che nella cartografia borbonica, insieme al territorio di Persano, compare anche quello di Difesa Scanno, attuale Borgo Carillia |
Foto 5 – Cippo confinario lapideo in contrada Panno di Serre (C.R. Casa Reale) |
Fonte: foto dell’autore |
Foto 6 – Pianta del R° Bosco e Casino di Persano, la cui estenzione e circuito viene dimostrato a color giallo, 39x27cm, Biblioteca Nazionale Napoli |
A destra della pianta vi è la strada che da Altavilla viene al Real Bosco di Lago Rosso che incrocia la via che conduce nelle Calabrie |
Foto 7 – Le tre cime allineate dei Monti Picentini nel comune di Campagna viste da Lago Rosso di Postiglione |
Fonte: foto dell’autore. La vetta più vicina al pittore è Monte Croce 1112m, la seconda Fili della Croce 1064m e la terza Pizzo Corno 1094m |
Foto 8 – Tavolozza n.19 incisa da Giuseppe Guerra nel 1809 |
Fonte: Elaborazione dell’Autore Cerchio tratteggiato: Bosco di Lago Rosso |
Foto 9 – Fogli 468 sezioni II, III e IV della Carta d’Italia IGM 1:25.0000 del 1995 |
Fonte: Elaborazione dell’AutoreCerchio tratteggiato: Località Lago Rosso nel comune di PostiglioneRettangolo tratteggiato: Monte Croce 1112m, Fili della Croce 1064m e Pizzo Corno 1094m |
Note
1 – Giancarlo Alisio, Siti Reali dei Borboni, Officina Edizioni, Roma 1976, p.86;
2 – Thomas Weidner, J. P. Hackert Paesaggi del Regno, Artemide Edizioni, Caserta 1997, p.40;
3 – Il Postiglione n.8 dicembre 1997, pp.8-9 e Il Postiglione n.21 luglio 2009, pp.34-35;
4 – Franco Strazzullo, Le lettere di Luigi Vanvitelli, Congedo Editore, Vol. II, lettera del 06.12.1757, pp.149-150;
5 – Franco Strazzullo, op. cit., lettera del 13.12.1757, pp.151-152;
6 e 9 – G. e S. Pisano, Vanvitelli e Hackert a Persano con i Borbone, Ed. Habitat, Eboli 2010, p.67 foto 11;
7 e 8 – G. e S. Pisano, op. cit., p.70.
10 – Angela De Sario, La Regia Caccia di Torre Guevara nel Settecento, Fondazione Banca del Monte, Domenico Siniscalco Ceci, Foggia 2008, p.80;
11 – Nadia Parlante, Corte borbonica e Real Caccia di Persano, Centro Culturale Studi Storici, Santa Maria di Castellabate 2018, pp.120-121.
Foto
01 – Francesco Celebrano, Ferdinando IV di Borbone alla caccia al cinghiale, olio su tela, 158x259cm, Napoli, Museo di San Martino;
02 – Francesco Celebrano, Maria Carolina di Borbone alla caccia del cinghiale, olio su tela, 121x154cm, Madrid, Museo del Prado;
03 – J. P. Hackert, Inverno, Caccia nella riserva di Persano e vista sugli Alburni, 97,9×64,7cm, 1784/85, Museo Nazionale Norimberga;
04 – Pianta del R. Bosco di Persano coll’indicazione delle sei mene stabilite da S.M. (D.G.) in aprile del corrente anno per la caccia de’ Cinghiali del venturo anno 1825, 64x46cm, Biblioteca Nazionale Napoli;
05 – Cippo confinario lapideo in contrada Panno di Serre (C.R. Casa Reale);
06 – Pianta del R° Bosco e Casino di Persano, la cui estenzione e circuito viene dimostrato a color giallo, 39x27cm, Biblioteca Nazionale Napoli;
07 – Le tre cime allineate dei Monti Picentini nel comune di Campagna viste da Lago Rosso di Postiglione;
08 – Tavolozza n.19 incisa da Giuseppe Guerra nel 1809;
09 – Fogli 468 sezioni II, III e IV della Carta d’Italia IGM 1:25.0000 del 1995.
Serre, lì dicembre 2022 arch. Giovanni Pisano
A Persano sono tornate le criniere al vento
Foto e testo di Fausto Bolinesi
Alla fine, l’annunciata presenza di ambasciatori e ministri non c’è stata. C’è stato invece qualche ritardo nel programma che ha dato l’opportunità al pubblico presente di apprezzare la perfetta organizzazione (e la pazienza) dei militari, sia del Comprensorio che del Reggimento Logistico “Garibaldi”. Il motivo del ritardo? La reazione, prevista tra l’altro dal nostro Presidente onorario Antonino Gallotta, degli ospiti più attesi: i cavalli della Razza Governativa Persano, che alla vista di quella prateria hanno imitato i loro progenitori che su quei dolci e verdi pendii hanno galoppato per tre secoli. Hanno avuto non poche difficoltà i cavalieri, butteri per un giorno, a raggruppare i nove puledri della mandria e spingerli nel recinto costruito apposta per loro alla Menanova. Non sono riusciti tuttavia a far passare i cavalli vicino al punto di osservazione dove era raccolto il pubblico che si è così dovuto accontentare di vederli da una certa distanza e solo per qualche minuto. Ma è bastato per suscitare, siamo certi, emozione in tutti. Come siamo certi, non ce ne vogliano gli altri ospiti, che è tutta particolare l’emozione e la commozione che hanno provato quanti, e chi scrive tra questi, sono nati, hanno giocato, hanno vissuto in questo posto magico chiamato Persano. All’apparire delle prime criniere, è come se il tempo si fosse fermato o, meglio, come se il tempo di allora fosse diventato oggi e i puledri di oggi, quelli di ieri: su quei cavalli che accompagnavano la mandria noi abbiamo rivisto i nostri genitori o i nostri nonni e quella Persano è tornata a vivere per qualche minuto. Non sappiamo per quanto tempo i cavalli resteranno qui perché, come è noto, in Italia niente è più provvisorio del definitivo e niente è più definitivo del provvisorio, ma per noi questa incertezza ha una importanza relativa: ogni volta che abbiamo pensato a Persano, infatti, non siamo mai riusciti a scinderla dalla immagine dei cavalli che per noi non hanno mai lasciato questa terra. Grazie ad Alduino Ventimiglia la Persano della nostra immaginazione è divenuta realtà, o quasi, in una giornata che, se si è conclusa nel migliore dei modi lo si deve alla grande disponibilità e professionalità dei militari. Il nostro ringraziamento va quindi al colonnello Augusto Gravante, comandante del Comprensorio militare e al colonnello Enrico De Palo, comandante del Reggimento Logistico “Garibaldi”. Come ha riconosciuto lo stesso Alduino Ventimiglia, l’apporto dei militari è stato fondamentale per la riuscita della manifestazione, e noi ne vogliamo ricordare due che in qualche modo possono rappresentare tutti, vale a dire il luogotenente Enzo Chiaino e il sottufficiale Luisa D’Andrea. Un ringraziamento va anche al caseificio “La Contadina” che, con la consueta eleganza, ha contribuito al buffet e alla Croce Rossa di Serre che ha garantito l’assistenza. Ad Alduino Ventimiglia va dunque il merito, dopo quarant’anni di peregrinazioni, di aver riportato i cavalli nel loro luogo di origine e di aver organizzato anche la giornata che ne ha celebrato il ritorno. Manifestazione che, se è riuscita, lo si deve anche allo spirito d‘iniziativa e all’intraprendenza del nostro presidente Antonio Magrini intervenuto per porre riparo a un imprevisto dell’ultimo momento.
Il cavallo persano torna a Persano!
Foto e testo di Fausto Bolinesi
Dunque il “folle sognatore” Antonino Gallotta, l’allora Presidente e oggi Presidente onorario di “Persano nel Cuore” che aveva prefigurato il ritorno dei cavalli a Persano, tanto folle e tanto sognatore non era: domenica 8 ottobre, dopo mezzo secolo, un anno e una settimana da quando fu cacciato da Persano, il cavallo della Razza Governativa Persano torna nel suo luogo di origine. Per noi che, pur savi, abbiamo assecondato il nostro folle Presidente fin dalla fondazione della nostra Associazione, è una grandissima soddisfazione, la conquista di una meta che potremmo considerare come il compimento di una missione che sembrava impossibile. E non importa se i cavalli ci resteranno per sempre o per un periodo limitato di tempo: rivedere i cavalli pascolare nell’antica tenuta di Persano è il felice risveglio di un sogno, il raggiungimento di uno degli scopi, forse il più ambizioso, per il quale è nata la nostra Associazione e che ci fa essere pienamente soddisfatti del percorso compiuto. Senza Alduino Ventimiglia, il proprietario, ma sarebbe più giusto affiancare a questo termine, anche quello di salvatore, della mandria di cavalli della Razza Governativa Persano, non avremmo mai visto questo giorno. A lui va anche il merito di avere organizzato l’evento, programmando i vari momenti della manifestazione. Noi, come associazione, ci siamo limitati a dare il nostro contributo per la realizzazione della staccionata che delimita l’area destinata ai cavalli. Questo è il motivo per il quale gli invitati alla cerimonia, per confermare la loro presenza o per qualsiasi altra comunicazione, dovranno utilizzare la mail di Alduino Ventimiglia segreteria_principe@libero.it .
Questo il programma della manifestazione “I PERSANO tornano a PERSANO”
Parte pubblica della manifestazione
• Ore 08.30
Riunione operativa con caffè nella piazzetta del Borgo di S. Lazzaro.
La riunione è tenuta dal Principe Alduino di Ventimiglia di Monteforte; partecipano i giumentari con le amazzoni e i cavalieri che hanno preventivamente chiesto di accompagnare la “Mandra”
ai parchi della Menanova.
• Ore 09.00
Santa Messa presso il Borgo di S. Lazzaro.
• Ore 09.30
“Bicchiere della Staffa”.
Tutti in sella per il “Bicchiere della Staffa” e predisporsi con cuore
gioioso alla conduzione della “Mandra”.
• Ore 09.45
Ingresso ufficiale della “Mandra” a Persano, alla presenza di vari media di comunicazione sia nazionali che internazionali. Trasferimento della “Mandra” dai recinti di riunione ai pascoli di Persano. Il percorso comprende l’attraversamento di Borgo S. Lazzaro e poi l’ingresso ufficiale a Persano, entrando proprio
dall’antico e originale posto di guardia sito a Nord del comprensorio. Il percorso si svolge su una parte del viale Gioacchino Murat per raggiungere i pascoli della Menanova. L’importanza dell’ingresso della “Mandra” è tale, da essere anche filmato per fini storici, documentali e divulgativi.
Parte privata della manifestazione su invito, presso il Palazzo Reale
• Ore 11.30
Presentazione “I Persano tornano a Persano”, presso la sala del Palazzo Reale. Saluto delle autorità: Militari, Civili e Religiose.
Presentazione, a cura del Principe Alduino di Ventimiglia di Monteforte, anche con la visione di filmati storici inediti. Visita del museo del cavallo della Razza Governativa di Persano, creato e curato dall’Associazione “Persano nel Cuore”.
• Ore 12.30
Brindisi augurale e degustazione di prodotti tipici locali
Transumanza a Campagna sui monti di Montenero.
Di Antonio Perruso
Mi chiamo Antonio Perruso, nato nel Marzo 1891 a Persano da Antonino e Maddalena Di Stasio. Ho iniziato a lavorare molto presto presso le scuderie Reali di Persano e nei mesi estivi venivo comandato di accompagnare cavalli, fattrici e puledri, nonché vacche e vitelli sui monti di Montenero di Campagna.
Il periodo era tra il 1903 e il 1910 e venivo sovente impegnato dal capo anche a raccogliere la legna secca per il fuoco segnalatore, generalmente al volgere della sera.
Preparavo le cataste di legna da bruciare, mungevo la vacca per il latte del mattino a colazione, stavo attento alle galline che razzolavano davanti al Casone e infine davo da mangiare ai cani grossi guardiani. Il capo Giuseppe Matassino mi aveva assegnato una tranquilla baia nata in razza da stallone orientale, che a sera mi serviva anche per andare alla ricerca di qualche elemento che si era attardato e che aveva difficoltà a rientrare. Dopo cena ci preparavamo a comunicare alla dirigenza di Persano i fatti accaduti provvedendo ad accendere la catasta di legno già preparata.
Il capo Giuseppe Matassino provvedeva, con l’ausilio di una vecchia coperta bianca sottosella, alle comunicazioni di servizio elencando, in un linguaggio in uso tra genti di cavalli, le diverse situazioni in atto, sia per gli animali che per le persone.
Io stavo attento a queste fasi comunicative e ricordo bene:
1. quando si tagliava la colonna di fumo con la coperta, era richiesta la visita del veterinario.
2. Quando la colonna di fumo era troncata con più attesa, allora era richiesto il cambio del personale. Il cambio del personale avveniva dopo due giorni con cavalli freschi.
3. Non è successo niente il fumo si alzava compatto diritto senza interruzioni.
Antonio Perruso
Questo è il messaggio rilasciato da Antonio Perruso al nipote Antonino Gallotta.
Quando la presentazione di un libro non è una semplice presentazione
Foto e testo di Fausto Bolinesi
Abbiamo volutamente atteso un giorno prima di pubblicare e commentare le immagini relative a “Le Donne di Biancarosa”, questo il titolo di un evento presentato dall’Associazione “I Cantori di San Lorenzo” annunciato da una locandina che non chiariva di cosa si trattasse. Lo abbiamo fatto presente alla nostra amica Alessandra Gallotta, una delle protagoniste della serata, e abbiamo appreso che si trattava della presentazione di un libro. Le abbiamo manifestato il nostro disappunto per quella che ritenevamo, e riteniamo, quanto meno una disattenzione. Lei ha ribattuto che era difficile condensare in un titolo una serata che prevedeva la partecipazione dell’autrice nella doppia veste di scrittrice e attrice, di una cantante perché erano previsti interventi musicali, dello scultore Amodio De Martino attraverso due sue sculture lignee, di un avvocato, di lei stessa come relatrice e moderatrice, e che si sarebbe discusso il problema della violenza sulle donne. Penso che abbiamo entrambi ragione. Nel suggestivo giardino Vacca De Dominicis nel centro storico di Eboli abbiamo assistito ad una serata interessante quanto emozionante e il ritardo di un giorno nel commentarla è dovuto proprio alla necessità di verificare se l’emozione provata ascoltando Biancarosa Di Ruocco nella magistrale recita dello splendido monologo da lei stessa scritto, fosse momentanea. Non lo è. “Donna”, è un testo potente, asciutto, essenziale che ti prende allo stomaco e ti fa male come il calcio che il marito sferra alla protagonista. È uno dei due monologhi contenuti in un volume poco più grande di un opuscolo, “Donne”, che l’autrice e bravissima attrice ha presentato appunto nella serata. L’attenzione e la tensione che hanno catturato il pubblico erano testimoniate dal silenzio assoluto che ha accompagnato la rappresentazione. La voce e la sensibilità di Paola Tozzi hanno aggiunto emozione e bellezza alla serata nella quale l’avvocato Annarosa Giordano, che mette a disposizione la sua competenza professionale come volontaria in un centro di ascolto, ha illustrato la situazione della violenza sulle donne in Italia anche da un punto di vista legale. La presenza del sindaco di Eboli, Mario Conte, ha testimoniato la sensibilità dell’amministrazione comunale al problema e l’intenzione di collaborare con le associazioni di volontariato per dare assistenza e supporto alle vittime di tale violenza. Una bella e proficua serata, dunque, nella quale si sono visti i frutti e intraviste le prospettive che può dare una fattiva collaborazione fra le varie associazioni e tra queste e le amministrazioni locali.
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